Le magare di San Fili: tra miti, rimedi e tradizioni calabresi
Un viaggio ironico e affascinante nelle storie di donne misteriose che hanno segnato la cultura popolare di un borgo calabrese unico nel suo genere

Chi pensa che le streghe siano roba da favole per bambini o da film fantasy dovrebbe farsi un giro a San Fili, borgo arroccato sulle colline della provincia di Cosenza. Qui le “magare” non sono un’invenzione, ma sono parte della storia, del linguaggio quotidiano e anche del marketing territoriale. Ma attenzione a non fare confusione, le magare non volavano su scope né lanciavano maledizioni tra risate sataniche. Erano donne, quasi sempre anziane, che conoscevano le erbe, i rimedi naturali, i segreti della luna e si dice anche qualche formula per allontanare il malocchio o riportare un marito fuggiasco all’ovile.
La figura della magara nasce a metà tra la medicina popolare e la ritualità arcaica. Si trattava spesso di vere e proprie “guaritrici” del paese, depositarie di saperi trasmessi di generazione in generazione. L’immagine banale della strega cattiva qui lascia il posto a una figura ambivalente, misteriosa, sì, ma anche rispettata. E nei secoli passati, diciamolo, era meglio non farle arrabbiare.
Tra superstizioni, riti e peperoncino
A San Fili, come in altri paesi della Calabria, la superstizione non è mai passata di moda. Ancora oggi c’è chi, se deve raccontare un fatto strano, abbassa la voce e guarda dietro la spalla, per sicurezza. “Non si sa mai, magari è cosa di magare”, si sente dire tra le stradine del centro storico. E nel dubbio, c’è sempre un cornetto rosso da tenere in tasca o un rametto di ruta da mettere sopra la porta.
Ogni anno, il paese celebra il Festival delle Magare, un evento a metà tra la festa popolare e la rievocazione folklorica, che attira curiosi, turisti e appassionati di tradizioni locali. Tra stand gastronomici, non mancano mai salumi, pane e il mitico peperoncino e spettacoli teatrali, si raccontano storie di un tempo che fu, si evocano i poteri delle erbe, si balla, si mangia e si brinda alla magia, quella buona, ovviamente.
La leggenda delle magare è anche un modo, tutto calabrese, per parlare dell’identità femminile in una società contadina dove spesso le donne erano al centro della famiglia e della comunità, anche quando si parlava di cose “bizzarre”.
Un’eredità da non perdere
La figura della magara è stata in parte recuperata e reinterpretata, non più solo la vecchina misteriosa che sussurra formule antiche, ma anche simbolo di sapienza femminile, di radici profonde e di una Calabria che non vuole dimenticare la propria anima.
San Fili ha trasformato una leggenda popolare in un tratto distintivo, valorizzandola senza cadere nel ridicolo. Del resto, in un’epoca in cui le fake news spopolano e le bufale fanno il giro del mondo in pochi secondi, credere nelle magare è quasi un atto di resistenza poetica.