Ci sarebbe una mentalità retrograda e campanilista alla base del violento raid che una coppia di fidanzati subì nel 2020 da una banda si 7 persone. Tre le auto che hanno letteralmente circondato la macchina sulla quale viaggiava la coppia, costringendoli a fermarsi. La ragazza, ex fidanzata del capo della banda in questione, non solo aveva intrapreso una nuova relazione con un altro, ma sembrerebbe che l'aggravante fosse il fatto che il giovane provenisse da un altro paese, diverso da Rogliano, e quindi esterno alla compagnia di amicizie del gruppo.

Alle prime luci dell’alba, nei Comuni di Rogliano e Marzi, i Carabinieri dell’Aliquota
Radiomobile e della Stazione Carabinieri di Rogliano, supportati da personale dei
Comandi Stazione limitrofi, hanno proceduto a notificare 7 avvisi di conclusione delle
indagini preliminari, emessi dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di
Cosenza e dalla Procura dei Minorenni presso il Tribunale di Catanzaro, nei confronti di
altrettanti soggetti, tutti giovani dall’età compresa tra i 17 e i 31 anni, indagati, a vario titolo
ed in concorso tra loro, dei reati di “violenza privata”, “percosse”, “minaccia aggravata” e
“danneggiamento aggravato” ai danni di una coppia di loro coetanei.
La delicata indagine, coordinata dal Procuratore della Repubblica di Cosenza e condotta
dai Militari dell’Aliquota Radiomobile di Rogliano, con il supporto anche dell’Aliquota
Operativa e della locale Stazione Carabinieri, è scaturita da un grave episodio di violenza
avvenuto nella notte compresa tra il 22 ed il 23 agosto dello scorso anno, quando proprio
nel cuore del Comune di Rogliano, centro cardine del comprensorio del Valle del Savuto,
una coppia di giovani fidanzati, di 25 e 22 anni, erano stati violentemente aggrediti e
l’autovettura a bordo della quale viaggiavano danneggiata in più parti con dei sassi.
Gli accertamenti condotti dagli uomini della Benemerita hanno infatti consentito di
dimostrare come la banda di aggressori, tutti originari e residenti nei Comuni di Rogliano e
Marzi, a bordo di 3 distinte autovetture, avesse costretto le giovani vittime dapprima ad
accostare e ad arrestare la marcia della loro automobile nella centralissima Via Antonio
Guarasci, quindi, scesi dalle vetture, avessero costretto il ragazzo, 25enne, ad uscire dalla
vettura a fronte delle minacce di morte rivoltegli da uno degli aggressori. Ecco allora che,
mentre 5 degli appartenenti al branco lo immobilizzavano con la forza e lo percuotevano
violentemente, gli altri 2, afferrati dei sassi da terra, infrangevano i vetri dell’autovettura del
ragazzo, a bordo della quale si trovava ancora, seduta sul sedile anteriore lato
passeggero, la sua fidanzata, rimasta poi fortunatamente illesa nonostante la copiosa
quantità di frammenti di vetro riversatasi all’interno dell’abitacolo. Durante il raid venivano anche proferite minacce di morte laddove il ragazzo fosse stato rivisto nel Comune di
Rogliano.
Compiuta la violenta azione, il branco si era rapidamente dileguato tra le vie del centro
storico cittadino, atteso che le urla delle vittime e la rocambolesca operazione aveva
destato dal riposo numerosi residenti delle abitazioni vicine e che alcuni fra questi
avevano già contattato il numero di emergenza 112.
I Militari, nel corso dell’indagine esperita, sono altresì riusciti, grazie alla collaborazione
delle vittime e di numerosi passanti, oltre che a e ricostruire l’esatta dinamica dei fatti,
anche a chiarire le reali motivazioni dell’aggressione: tutto sarebbe infatti nato dalla
gelosia del capo della banda, il più anziano, evidentemente infastidito dalla decisione della
propria ex compagna di godersi una tranquilla serata d’estate in compagnia del proprio
nuovo fidanzato. Quest’ultimo, dal proprio canto, era altresì colpevole di essere un
elemento esterno alla compagnia di amicizie originarie della coppia, circostanza che, unita
al fatto di provenire dal Comune di Bianchi, distante alcune decine di chilometri dal cuore
del Savuto, ha scatenato l’impulso vendicativo del 31enne, in ciò pedissequamente
seguito ed aiutato dal proprio gruppo di amici.
Ed è proprio dalla triste vicenda subita dalle giovani vittime, che hanno avuto il coraggio di
denunciare tutto l’accaduto alle Forze dell’Ordine, che è stato tratto il nome dell’odierna
Operazione, “Crazy night”, ovvero “Notte pazza”.