Spingere l'acceleratore sulla transizione digitale perché il 50% delle aziende non ha ancora familiarità con l'Agritech e su 12,4 milioni di ettari di superficie solo il 4% è perfettamente tecnologico.

E' uno dei dati evidenziati da Cia in occasione dell'assemblea annuale.

"Oggi servono robusti investimenti nella digitalizzazione, con le imprese chiamate a fare da apripista nelle aree interne dove ancora nel 40% delle case non arriva il wi-fi, insieme a finanziamenti dedicati ai servizi e alle infrastrutture viarie necessarie per migliorare la logistica e i trasporti, ma anche per evitare l'abbandono e lo spopolamento delle comunità rurali".

E' ancora tanta la strada da fare ma di passi avanti negli ultimi anni ne sono comunque stati computi. Nonostante i rallentamenti dovuti alla pandemia, Cia ha sottolineato che il mercato italiano dell'agricoltura 4.0 continua a crescere, generando un fatturato nazionale di circa 540 milioni di euro, con una crescita del 20% rispetto al 2019. In quest'ambito, sono i giovani a trainare il cambiamento con le imprese agricole italiane under 35 cresciute negli ultimi 5 anni oltre il 15%, fino a quota 60 mila e rappresentando un record in Europa, quasi l'8% sul totale. A guidarle proprio i nativi digitali promotori dell'innovazione, protagonisti assoluti delle sperimentazioni sul campo di software gestionali, sistemi di monitoraggio e mappatura, trattamenti con droni e sensori e piattaforme per la tracciabilità alimentare. Secondo il presidente "c'è tutta la volontà, da parte degli agricoltori, di guidare la transizione verde e digitale e affrontare da leader i cambiamenti all'orizzonte, serve, però, riconoscere e compensare i comportamenti virtuosi del settore, guardando sempre all'obiettivo imprescindibile della sostenibilità economica delle imprese, senza la quale non è possibile neppure la sostenibilità ambientale e sociale".