Le faide di 'ndrangheta rappresentano ferite indelebili nel tessuto della Calabria: conflitti violenti, spesso insensati, che hanno mostrato la frattura interna dell'organizzazione. Oggi, quelle faide restano moniti della brutalità della vendetta mafiosa, dell'urgenza dello Stato nel contrasto e della necessità di memoria civile per non ripetere gli errori del passato.

La Faida di San Luca (1991)

Scoppiata nel 1991 nel borgo di San Luca, questa faida oppone le famiglie Nirta-Strangio ai Pelle-Vottari. Tutto ebbe inizio in modo apparentemente innocuo: una rissa tra giovani durante il Carnevale, degenerata in una faida implacabile che ha lasciato segni profondi nell'epoca moderna della ‘ndrangheta.

La Faida di Palmi (1977–1990)

Una delle faide più longeve, attivata nel 1977 tra le ‘ndrine Gallico-Morgante-Sgrò-Sciglitano e Parrello-Condello, con il successivo coinvolgimento dei Bruzzise. Ha mietuto vittime, congiunzioni familiari spezzate e una lunga scia di violenza. Il processo del 2010 ha riportato l’attenzione su questo conflitto emblema della rottura interna tra clan.

La Faida di Oppido Mamertina (1992–1998)

Tra le famiglie Ferraro-Raccosta e Mazzagatti-Polimeni-Bonarrigo, scoppiata nel 1992 e protrattasi per sei anni, culmina in una strage nella quale vengono colpite persone innocenti: un’auto simile a quella di un boss diventa il bersaglio, e così muoiono una bambina e il nonno. Una beffa feroce del destino.

La Faida dei Boschi (fine anni ’80 – 2012)

Nel territorio montano tra Catanzaro, Vibo Valentia e Reggio Calabria, a scontrarsi sono i Vallelunga (serresi) e alleati contro il cartello guidato dal boss Ierinò, con le famiglie Emanuele, Ciconte e Nardo. Una guerra silenziosa ma duratura, risolta parzialmente grazie all'intervento investigativo nell’operazione “Confine” del 2012.

La Faida delle Preserre Vibonesi (1988 – oggi)

Un conflitto ancora attivo nel territorio delle Preserre vibonesi. All’inizio tra le famiglie Loielo e Maiolo, poi tra Loielo e gli Emanuele, con connessioni alla potente cosca Mancuso. La violenza ha carattere brutale e duraturo, con condanne riconosciute solo dopo anni di processi.

La Faida di Ciminà (1966–1988)

Una delle faide più estese nell’arco di tempo: durata vent’anni, ha visto scontrarsi i clan Barillaro-Romano-Zucco contro Varacalli-Franco-Polifroni-Spagnolo. Sommersi da 35 omicidi, alcuni eventi si sono propagati fin dentro Torino con esecuzioni cruente.

La Faida di Crotone (1973–1974)

Nel capoluogo pitagorico si affrontano i Vrenna e i Feudale, con vittime innocenti tra la popolazione civile. Una serie di omicidi e sparatorie che rivelano come, anche in città, la violenza mafiosa colpisse senza esclusione di colpi.