Corruzione, condannati in Appello l’ex giudice Petrini e l’avvocato Manna
Pena ridotta ma condanna confermata per entrambi: oltre due anni di reclusione

È arrivata la sentenza della Corte d’Appello di Salerno nel processo che vedeva imputati l’ex presidente della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro, Marco Petrini, e l’ex sindaco di Rende nonché avvocato penalista, Marcello Manna, accusati di corruzione per atti giudiziari. La Corte ha confermato la condanna, ma ha disposto una riduzione della pena: entrambi sono stati condannati a 2 anni, 2 mesi e 20 giorni di reclusione.
La vicenda giudiziaria ha avuto un’ampia eco nazionale e regionale per la rilevanza dei soggetti coinvolti e per la gravità delle accuse, che toccano il cuore del sistema giudiziario calabrese.
I fatti: una mazzetta da 5.000 euro per “aggiustare” una sentenza
L’episodio che ha dato origine al procedimento risale al maggio del 2019. Secondo la ricostruzione dell’accusa, l’avvocato Manna avrebbe consegnato una busta con 5.000 euro in contanti al giudice Petrini, con l’obiettivo di ottenere una sentenza favorevole per un suo assistito, Francesco Patitucci, condannato a 30 anni di carcere in primo grado per l’omicidio del boss Luca Bruni, appartenente alla cosca di ‘ndrangheta di Cosenza.
Lo scambio di denaro sarebbe avvenuto nell’ufficio di Petrini a Catanzaro, e il tutto sarebbe stato ripreso da una microcamera installata dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta “Genesi”. Le immagini video e audio, ritenute pienamente utilizzabili anche in Appello, hanno costituito uno degli elementi centrali dell’accusa.
La riqualificazione del reato e le attenuanti
Rispetto al primo grado, la Corte d’Appello ha riqualificato il reato: non più corruzione in atti giudiziari, ma corruzione propria per Petrini e corruzione attiva per Manna. Una modifica che ha avuto effetti rilevanti sul calcolo della pena.
Sono state inoltre riconosciute le attenuanti generiche per entrambi gli imputati, mentre è stata esclusa l’aggravante mafiosa inizialmente ipotizzata dall’accusa. Decisivo, ai fini della riduzione della pena, è stato anche il rito abbreviato richiesto dagli imputati, che ha comportato lo sconto di un terzo della pena.
La posizione della Procura e l’inammissibilità dell’appello
La Procura aveva fatto appello contro la sentenza di primo grado, ritenendola non adeguata alla gravità dei fatti. Tuttavia, la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso della pubblica accusa, accogliendo invece le richieste di riduzione avanzate dalle difese.
Per entrambi gli imputati è stata inoltre confermata l’interdizione perpetua dai contratti con la pubblica amministrazione, una misura accessoria che segna la fine di qualsiasi incarico professionale in ambito pubblico.
Una vicenda che scuote la fiducia nella giustizia
Il caso Petrini-Manna rappresenta uno dei punti più critici emersi in Calabria negli ultimi anni sul fronte della corruzione nella magistratura. L’ex giudice Petrini era già stato coinvolto in numerose altre vicende giudiziarie legate all’inchiesta “Genesi”, che aveva svelato un sistema di sentenze pilotate in cambio di denaro, favori o regali.
Anche Marcello Manna, penalista noto e politico di lungo corso, ha visto la sua carriera professionale e politica fortemente compromessa da questa vicenda. Dopo essere stato sindaco di Rende, Manna aveva ambizioni politiche più alte, che oggi appaiono definitivamente tramontate.
Le reazioni e le prospettive future
All’indomani della sentenza, non si sono registrate dichiarazioni ufficiali da parte degli imputati. Tuttavia, ambienti vicini alla difesa di Manna parlano di un possibile ricorso in Cassazione, anche se la sentenza d’Appello è apparsa solida nella sua motivazione e fondata su elementi probatori oggettivi come le riprese video.
Sul fronte giudiziario, resta aperta la più ampia riflessione sul rapporto tra magistratura e politica, in particolare in una regione come la Calabria, spesso al centro di inchieste su intrecci opachi tra poteri dello Stato e criminalità organizzata.