Omicidio “d’onore” e faida, la storia di Salvatore Favasuli scuote la Locride
Ucciso il 6 gennaio 2005 per rapporti sentimentali e contrasti mafiosi

La notte del 6 gennaio 2005, a Casignana (Reggio Calabria), fu ucciso Salvatore Favasuli, ventenne originario di Africo, di professione parrucchiere. Il delitto, consumato nei pressi della sua auto, venne subito connotato da modalità brutali e simboliche: più colpi d’arma da fuoco, distanza dal veicolo lasciato in moto e nessuna occasione di fuga. Le indagini indicarono che, oltre a ragioni legate al traffico di stupefacenti, il motivo relazionale ed “onore” fu uno dei fattori scatenanti, dato che Favasuli avrebbe intrattenuto una relazione segreta con la compagna di un esponente criminale detenuto.
L’accusa contro Domenico Giorgi
Le indagini portarono a puntare il dito su Domenico Giorgi, esponente della cosca “Boviciani” di San Luca, accusato di aver ordinato e materialmente compiuto l’omicidio. Il movente passionale venne indicato come elemento decisivo: Giorgi avrebbe considerato la relazione clandestina come un affronto al proprio onore e ruolo criminale. Nel 2010 Giorgi venne arrestato a Rivalta (Torino), commisurando l’azione delittuosa con le dinamiche interne alla criminalità organizzata locale. Le ritorsioni non tardarono: lo stesso anno venne ucciso Antonio Giorgi, fratello di Domenico, in risposta al delitto Favasuli.
Vendetta, faida e territorio
L’omicidio di Favasuli è divenuto uno dei nodi centrali della faida di San Luca, conflitto che ha attraversato la Locride, coinvolgendo famiglie di potere e contrasti fra clan. Si ritiene che la sua morte abbia costituito un episodio scatenante di reazioni violente e una escalation nella guerra mafiosa locale. Il contesto criminale in cui si inserisce è quello di lotte di potere, di logiche di “onore” e di controllo territoriale, che trascendono la mera criminalità per entrare nella sfera simbolica del rispetto e del vincolo mafioso.
Memoria e consapevolezza calabrese
La vicenda di Salvatore Favasuli rimane un capitolo doloroso nella memoria collettiva della Calabria. In tanti ricordano quel giovane talento, con una vita davanti, trucidato non solo per questioni criminali ma per legami affettivi considerati inaccettabili in un sistema di valori oscuri.
Quel crimine parla ancora oggi del conflitto fra libertà individuale e potere mafioso, della debolezza della giustizia in territori che restano feriti, e della necessità che storie come quella di Favasuli non vengano dimenticate ma illuminate da chi lotta per legalità e verità.