L’agguato fatale di Sambatello: le vittime innocenti Antonino Tripodi e Rocco Barillà
Un gesto di solidarietà finito nel fuoco incrociato della guerra di ‘ndrangheta: due giovani uccisi per aver dato un passaggio

La mattina del 9 febbraio 1979, alle primissime luci del giorno, la tranquillità di Sambatello (Reggio Calabria) viene squarciata da un’agguato implacabile. A bordo di una Fiat 500 si trovavano Antonino Tripodi, 25 anni, alla guida, e il suo amico Rocco Barillà, di 26, quando hanno deciso di offrire un passaggio a Rocco D’Agostino, un sorvegliato speciale coinvolto in tensioni interne alla criminalità organizzata. Il semplice atto di gentilezza è costato loro la vita.
L’esecuzione nell’ambito della guerra di ‘ndrangheta
L’auto percorreva la statale che collega il rione Sambatello alla marina di Gallico, quando un commando micidiale aprì il fuoco da lupara e pistola. A nulla servì cercare riparo: i tre passeggeri furono centrati in pieno. Dopo aver bloccato l’auto contro un cumulo di terra, gli assassini si avvicinarono e, per evitare testimoni, completarono l’esecuzione con una raffica finale di colpi.
Vittime innocenti e memoria cancellata
Antonino e Rocco non erano affiliati — semplicemente due giovani che si sono trovati a compiere un gesto di generosità fatale. Antonino lasciò una moglie in attesa; anni dopo il loro figlio scoprì con amarezza che molti documenti relativi alla vicenda erano scomparsi dagli archivi del Tribunale, come se la memoria di quel dramma fosse stata volutamente cancellata.
Il simbolo di una stagione di terre insanguinate
L’omicidio di Tripodi e Barillà rappresenta emblematicamente il clima di instabilità e violenza di fine anni ’70 in Calabria, in cui la guerra tra cosche portava alla morte non solo di figure criminali, ma anche di innocenti vittime collaterali. Le faide per il controllo del territorio spesso travolgevano chi era semplicemente nel posto sbagliato al momento sbagliato.