Sanità calabrese, il Pd attacca: “Rapporto Agenas smonta la propaganda del centrodestra”
Secondo l’analisi del Pd, tra il 2019 e il 2023 la Calabria ha perso l’8,5% dei propri medici del Servizio sanitario nazionale, scendendo da 3.689 a 3.374 unità

Il Partito Democratico della Calabria, guidato dal senatore Nicola Irto, interviene duramente dopo la pubblicazione dell’ultimo rapporto Agenas sullo stato del personale sanitario, definendo “impietosi” i dati che emergono sul sistema regionale. “Il documento – scrivono i dem – smonta definitivamente la propaganda del centrodestra sulla presunta rinascita della sanità calabrese”.
Medici in calo e personale insufficiente
Secondo l’analisi del Pd, tra il 2019 e il 2023 la Calabria ha perso l’8,5% dei propri medici del Servizio sanitario nazionale, scendendo da 3.689 a 3.374 unità. Un trend opposto rispetto alle regioni del Nord, dove la Lombardia è salita a oltre 15.200 medici (+6,7%) e il Veneto a quasi 7.900. “È l’immagine di un Paese spaccato – si legge nella nota – resa ancor più drammatica dall’autonomia differenziata che il governo Meloni vuole imporre”.
Infermieri e Oss sotto la media nazionale
La carenza di personale non riguarda solo i medici: in Calabria gli infermieri sono appena 4,1 ogni mille abitanti, contro i 6,8 della Liguria e i 5,9 del Veneto. Anche gli operatori socio-sanitari restano sotto la media nazionale, con 1,3 per mille abitanti contro i 3 del Friuli Venezia Giulia. “Altro che rinascita della sanità – sottolineano i dem – le assunzioni sbandierate da Occhiuto e dai suoi assessori sono state solo una goccia nel deserto”.
“Serve un piano straordinario di reclutamento”
Il Pd calabrese denuncia “il silenzio assordante” del presidente Roberto Occhiuto di fronte a numeri che confermano la crisi strutturale del sistema. “Mentre governo e Regione fingono di non vedere – aggiungono i dem – gli ospedali chiudono, i Pronto soccorso scoppiano e i giovani medici fuggono”. Da qui l’appello per uscire dal regime commissariale con un piano straordinario di reclutamento e riequilibrio del personale.
“La verità – conclude la nota – è che il governo Meloni sta scrivendo la fine del Servizio sanitario pubblico nel Mezzogiorno, trasformando i diritti in privilegi geografici. Il diritto alla salute è un principio costituzionale e non può dipendere dal Pil”.