Calabria, imprese tartassate: Reggio la più colpita con il 54,4% di tasse
Dallo studio CNA emerge il peso della pressione fiscale sulle piccole imprese calabresi: Catanzaro la meno gravata, ma il divario con il Nord resta forte

La fotografia scattata dal rapporto “Comune che vai, fisco che trovi” dell’Osservatorio sul fisco della CNA mette in luce, ancora una volta, il peso della tassazione sulle piccole imprese italiane. L’indagine, riferita al 2024, prende in considerazione un’impresa tipo – laboratorio artigiano di 350 metri quadri con negozio di vendita annesso di 175 metri quadri, ricavi annui di 431mila euro e reddito d’impresa di 50mila euro – e calcola il cosiddetto total tax rate insieme ai cosiddetti “tax free days”. Si tratta della data simbolica che segna il passaggio tra il periodo dell’anno in cui l’imprenditore lavora per pagare le tasse e quello in cui può finalmente destinare i guadagni a consumi e investimenti.
A livello nazionale, la media delle piccole imprese italiane è quella di lavorare per il fisco fino al 9 luglio, due giorni in meno rispetto al 2023. Restano forti però le differenze territoriali: Bolzano guida la classifica dei territori più virtuosi con un total tax rate del 46,3%, mentre all’estremo opposto c’è Agrigento, dove la pressione fiscale raggiunge il 57,4%, la più alta tra i 114 capoluoghi di provincia presi in esame. In generale, soltanto dieci città italiane presentano un livello di tassazione inferiore al 50%, a conferma di una pressione che continua a pesare sul tessuto imprenditoriale.
Calabria, un peso che frena lo sviluppo
All’interno di questo panorama, la Calabria si conferma tra le regioni con la tassazione più alta, sebbene con differenze tra provincia e provincia. In testa alla classifica regionale c’è Reggio Calabria, dove le piccole imprese lavorano per il fisco fino al 17 luglio: il total tax rate si attesta al 54,4%, che colloca il capoluogo al 95° posto a livello nazionale. Seguono a ruota Crotone e Cosenza, entrambe ferme al 17 luglio come data simbolica, con una pressione del 54,3% e rispettivamente al 93° e 92° posto in Italia.
La situazione migliora leggermente a Vibo Valentia, dove il “tax free day” cade l’11 luglio: in questo caso la pressione fiscale scende al 52,6%, che vale il 72° posto in classifica. Chiude il quadro calabrese Catanzaro, che con un total tax rate del 52,3% e un “tax free day” fissato al 9 luglio si colloca al 64° posto nazionale, rappresentando la provincia meno gravata della regione. Si tratta comunque di valori che, se confrontati con i territori del Nord, evidenziano uno squilibrio di oltre dieci punti percentuali.
Secondo la CNA Calabria, l’alta pressione fiscale nel Mezzogiorno è aggravata da una minore efficienza nella gestione dei servizi: le imprese non solo pagano di più, ma spesso devono confrontarsi con infrastrutture carenti e una qualità dei servizi inferiore rispetto alle regioni settentrionali. A pesare, oltre all’Irpef, sono le addizionali regionali e comunali, l’Imu e i tributi locali come quelli per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti.
L’allarme della CNA: “Così è difficile fare impresa”
Il presidente della CNA Calabria, Giovanni Cugliari, non nasconde la preoccupazione: “Con questi numeri è difficile fare impresa. Le piccole aziende del Sud si trovano a fronteggiare una tassazione più alta senza poter contare sulla qualità dei servizi di cui beneficiano, invece, molte regioni del Nord. Una pressione fiscale così elevata non solo frena gli investimenti, ma soffoca la possibilità di crescita e innovazione”.
La CNA sottolinea come la piccola impresa sia la spina dorsale dell’economia italiana e calabrese, un settore che garantisce occupazione e presidio sociale soprattutto nei territori più fragili. Per questo motivo, l’associazione chiede interventi mirati per ridurre il carico fiscale e liberare risorse da reinvestire nelle aziende. “Alleggerire la tassazione – conclude Cugliari – significherebbe dare ossigeno a un sistema produttivo che tiene insieme comunità e territori, e che oggi, più che mai, ha bisogno di politiche capaci di valorizzarlo e sostenerlo”.
Con queste parole, la CNA rilancia il dibattito su un tema cruciale: la giustizia fiscale come condizione imprescindibile per ridurre il divario Nord-Sud e garantire pari opportunità a chi decide di fare impresa in Calabria e nel resto del Mezzogiorno.