Un intreccio antico, ma sempre attuale
Da decenni, la Calabria vive un mix velenoso tra ‘ndrangheta, massoneria deviata e politica clientelare. È emerso con chiarezza nella relazione della Commissione parlamentare antimafia: fin dagli anni Sessanta, la ‘ndrangheta ha integrato la massoneria per avvicinarsi a istituzioni politiche, forze dell’ordine, magistratura, banche e affari 

Il Processo Gotha

Negli anni Settanta e Ottanta, l’ingresso di capi cosca in logge massoniche e la nascita della “Santa”—un’organizzazione riservata interna all’‘ndrangheta—hanno plasmato ciò che oggi viene definito “massomafia”: una vera e propria sovrastruttura al servizio del sistema criminale 
Nel 2022, il cosiddetto Processo Gotha a Reggio Calabria ha rivelato la compenetrazione tra cosche, colletti bianchi, professionisti, politici e, appunto, massoni . I pm hanno descritto una “componente riservata”, ossia soggetti “cerniera” tra mondo occulto e visibile, capaci di avvicinare la ‘ndrangheta alle leve del potere politico, amministrativo e giudiziario .

Massoneria “devia” e collusione col potere

Secondo la relazione parlamentare del 2017, tra i 193 soggetti con doppia appartenenza (massoneria e cosche), ben 122 erano affiliati al Grande Oriente d’Italia . Un’inchiesta del ROS del 2024 ha documentato come logge in Calabria siano intervenute attivamente nelle campagne elettorali, riuscendo a far eleggere propri candidati . Allo stesso modo, operazioni come Rinascita-Scott (2019) hanno portato all’arresto di esponenti massonici implicati in associazioni mafiose, insieme a politici, imprenditori e professionisti 

“Massoneria pura”: un ideale scalzato

Cosa avrebbe dovuto essere la massoneria? Originariamente, un ordain dedito alla formazione morale, al supporto reciproco, al libero pensiero e alla ricerca della verità, con principi come tolleranza, meritocrazia e trasparenza.
Purtroppo, in Calabria questo modello si è in parte smarrito: la massoneria è stata strumentalizzata, perdendo la sua natura e diventando un vettore di potere opaco, accessibile attraverso spartizioni clientelari basate su favori e protezioni. L’obiettivo non è screditare chi vi aderisce con intenti onesti, ma mettere in guardia chi nutre ancora una speranza: è tempo di riappropriarsi dei propri valori prima che l’abisso si richiuda — senza rompere equilibri, senza incorrere in diffamazione.

Perché lo Stato sembra guardare?

Le iniziative dello Stato non mancano: magistratura, forze dell’ordine e Commissioni antimafia lavorano costantemente. Operazioni come Gotha o Rinascita-Scott ne sono la prova tangibile .
Tuttavia, i processi spesso si attestano in primo grado, vengono seguiti da ricorsi, e le condanne definitive tardano: tra strategia dilatoria e ostacoli legali, il sistema “colluso” riesce a sopravvivere. Non si tratta di inerzia, ma di un meccanismo complesso che combina potere economico, pressione mediatica e protezioni politiche.

Futuro incerto: quale speranza per i giovani?

Chi nasce o cresce in Calabria ha davanti uno scenario difficile, dove avviare un progetto imprenditoriale non significa solo competere con il mercato, ma anche con un sistema che tende a fagocitare chi si muove fuori dai meccanismi della massomafia.
Eppure è proprio qui che fioriscono storie virtuose: start‑up agricole nate da menti giovani, determinate a non dover condividere i frutti del proprio lavoro con logiche criminali. Lottano contro ogni forma di ostacolo: dal cambiamento climatico alle filiere di sbocco, ma non intendono far parte di alcuna spartizione.

Quando finirà tutto ciò?

La risposta non è semplice. Le condizioni per cambiare ci sono: c’è uno Stato attivo, una magistratura che indaga e condanna, una società civile sempre più consapevole.
Serve però un salto culturale: più trasparenza nella gestione del potere, più educazione civica nelle scuole, più networking imprenditoriali legali e solidi, più giovani che resistono a compromessi.
I “massoni puri” hanno tra le mani una responsabilità morale: rivendicare la propria natura rispettando etica e legalità, e farlo visibile, affinché chi osserva capisca che esiste una massoneria possibile, diversa.

Riflessioni per giovani calabresi

A chi sogna un futuro tra queste terre: non lasciatevi scoraggiare da un sistema che sembra immutabile. Esistono strade alternative, basate su impegno, studio, innovazione e relazioni sane.
L’avvio di una start‑up agricola, un progetto culturale, iniziative nel turismo sostenibile o nel sociale non richiedono spartizioni criminali, ma anzi possono rinforzare la comunità, creando un circolo virtuoso capace di resistere alla “massomafia”.
Non fatevi rubare il diritto di scegliere con libertà: il domani passa dalla vostra capacità di costruire, senza scendere a patti invisibili.

In Calabria, come in tutta Italia, il nodo è culturale.
Le strutture repressive ci sono. La legge, se applicata senza paura, può arrivare ovunque. Ma il vero cambiamento dipende dalla gente: da chi decide di non accomodarsi, ma di costruire un futuro libero e pulito. È da quel primo gesto, da quella scelta quotidiana, che si rompe il cerchio. E, chissà, forse anche la Massoneria può tornare al suo antico compito: educare all’onestà, alla conoscenza, al bene comune.