L'emorragia di pazienti che dissangua la Calabria, ogni abitante “paga” 104 euro per curarsi altrove
Quelli che emergono sono risultati in chiaroscuro. Da un lato un sistema che mostra segnali di recupero nei LEA e negli investimenti territoriali, dall’altro una mobilità sanitaria passiva ancora altissima, che rappresenta un’emorragia economica e so

Quella che potrebbe essere definita come la ferita più profonda che affligge la Calabria, diventa oggi il coltello usato per ferire e difendere durante la corsa al potere in campagna elettorale. La sanità, il tallone d’Achille che sporca quella cartolina di sole e mare che questa regione tanto difende, continua a rappresentare il tema caldo da tirar fuori quando si desidera attaccare il proprio concorrente, sotto gli occhi disperati di chi rivolge preghiere al cielo, sperando in un domani che non potrebbe esistere. Nel calderone di pecche che riguardano la sanità calabrese ce n’è sicuramente una che pesa più di tutte: la mobilità sanitaria passiva, ossia le cure che i cittadini sono costretti a ricevere fuori regione.
Nel 2022 la spesa per i pazienti calabresi curati altrove è stata di 304,8 milioni di euro, mentre nel 2023 il saldo economico dei ricoveri ospedalieri ha registrato un deficit di 191,9 milioni di euro, pari a circa 104 euro per abitante. Un dato che, secondo la Banca d’Italia, è tra i peggiori d’Italia e che corrisponde a circa il 5% dell’intero finanziamento del Servizio sanitario regionale. La riduzione dei volumi di ricoveri non ha invertito la tendenza, perché a crescere è stato il peso delle prestazioni ad alta complessità, più costose e difficili da garantire negli ospedali calabresi.
Il ruolo del privato e le carenze del pubblico
La Calabria presenta una forte incidenza di posti letto nelle strutture private accreditate, pari a circa il 20-22% del totale. Un dato superiore alla media nazionale, che alimenta il dibattito politico: per i critici è il segno della fragilità del pubblico e della dipendenza dalle cliniche convenzionate, per i sostenitori è invece una necessità dettata dalla cronica carenza di personale e reparti nelle strutture ospedaliere pubbliche.
Segnali di miglioramento nei LEA
Accanto alle difficoltà, va registrato un progresso sul fronte dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Secondo la relazione ministeriale 2023, la Calabria ha migliorato i propri punteggi, segnando uno dei balzi più significativi a livello nazionale. Restano tuttavia criticità nelle aree della prevenzione e dell’assistenza territoriale, che impediscono alla regione di essere tra le pienamente adempienti.
Quelli che emergono sono risultati in chiaroscuro: da un lato un sistema che mostra segnali di recupero nei LEA e negli investimenti territoriali, dall’altro una mobilità sanitaria passiva ancora altissima, che rappresenta un’emorragia economica e sociale. Ridurre il flusso di pazienti costretti a curarsi fuori regione resta la sfida più urgente per una Calabria che vuole colmare il divario storico con il resto del Paese.