Sulla dx Pietro Pino sulla sx Franco Pino
Sulla dx franco Pino sulla sx Pietro Pino

Quando si dice "arresto importante", si pensa subito a un colpo da maestro delle forze dell'ordine. Ma quando il protagonista è un uomo di 73 anni, il cui tempo libero non è certo dedicato a fughe rocambolesche ma a passeggiate tranquille, viene da chiedersi: ma che senso ha? Sì, Franco Pino è stato arrestato. Un nome di peso nella criminalità organizzata cosentina, un ex boss di prim'ordine. Eppure, questa notizia suona più come una formalità che come un reale risultato investigativo.

Secondo quanto riportato, l'arresto di Franco Pino ha tutto l'aspetto di un evento coreografico: l'anziano boss è stato "assicurato alla giustizia" (leggasi, fermato probabilmente con il consenso dei suoi stessi avvocati), ma le vere domande restano sospese. Dove si trova Pietro Pino? E soprattutto, perché il suo nome è diventato un sussurro quasi sacrilego, più che un obiettivo concreto?

Pietro Pino, il fantasma della criminalità cosentina

C'è un nome che aleggia come una leggenda: quello di Pietro Pino, fratello di Franco. Latitante dal 1986, è il grande assente di ogni discussione sulla mala cosentina. Un nome che sembra tabù, quasi fosse blasfemia pronunciarlo. Eppure, Pietro Pino non è solo una figura secondaria. Al contrario, secondo Antonio De Rose, il primo pentito della mala cosentina, Pietro era il vero cervello del clan.

De Rose descrive Pietro come un geometra con doti intellettive fuori dal comune, capace di mediare e organizzare come pochi. Una mente brillante, collegata ai vertici della ‘ndrangheta reggina, e rispettata da nomi del calibro di Umberto Bellocco e Nino Gangemi. Eppure, nonostante il suo spessore criminale, Pietro è diventato una sorta di primula rossa: il suo volto è ormai un ricordo sbiadito in una foto segnaletica degli anni ‘80. Su di lui circolano solo leggende: si dice che abbia cambiato completamente i connotati e che viva lontano dalla Calabria. Ma la verità? Nessuno la conosce.

Gianfranco Bonofiglio, direttore di Calabria News 24, ha raccontato dettagliatamente il famoso blitz del 1986, durante il quale Pietro Pino risultò tra gli irreperibili delle misure cautelari. Da allora, è come se si fosse dissolto nell’aria, diventando il perfetto "fantasma". Una dote, quella dell'invisibilità, a cui molti boss aspirano, ma che Pietro sembra aver portato a un livello superiore. Per lo Stato italiano, Pietro Pino è ormai l’emblema della latitanza perfetta: un’ombra sfuggente che nessuno è riuscito a catturare in oltre trent’anni.

Dopo una latitanza vissuta negli anni ‘80, Pietro ha saputo adattarsi ai tempi, trasformandola negli anni ‘90 in una strategia ad oltranza, sempre più raffinata e inaccessibile. Dal 1994, è praticamente invisibile per lo Stato italiano.

Una lunga ombra sul passato di Cosenza

Per comprendere il peso di Pietro Pino, bisogna tornare al 1986, anno del famoso blitz che scosse Cosenza. Quella notte, 179 mandati di cattura vennero emessi, con accuse che spaziavano da omicidi a rapine. Tra gli irreperibili figurava ovviamente Pietro Pino, già latitante. Eppure, quel blitz, che doveva essere un colpo decisivo alla criminalità, si sciolse come neve al sole. Gli arresti si trasformarono rapidamente in scarcerazioni, e le dichiarazioni di De Rose vennero bollate come inaffidabili. Un copione già visto, in cui la giustizia sembra arrancare, mentre le ombre della criminalità continuano a proliferare.

Un punto nevralgico della lotta alla mala cosentina fu il processo Garden, iniziato nel 1994, che portò alla luce molte delle dinamiche interne dei clan. Tuttavia, anche in quell’occasione, Pietro Pino rimase inafferrabile, consolidando la sua immagine di fantasma e sfuggendo a qualsiasi misura repressiva.

Franco Pino: un arresto che sa di routine

Tornando all’oggi, l’arresto di Franco Pino sembra più un atto dovuto che un reale colpo alla criminalità organizzata. A 73 anni, è difficile immaginare che Franco Pino sia ancora al centro degli affari del clan. Probabilmente, dopo qualche ora in una cella della caserma, verrà trasferito comodamente nella sua abitazione a Roma, sotto un regime di arresti domiciliari che poco o nulla aggiunge alla lotta contro il crimine.

E Pietro Pino?

La vera domanda, però, resta: che fine ha fatto Pietro Pino? Mentre il fratello Franco finisce sotto i riflettori per una giornata, Pietro continua a vivere nell’ombra, invisibile a tutti. Un fantasma che aleggia da oltre 30 anni sulla mala cosentina, un nome che pochi osano pronunciare. E allora, la riflessione sorge spontanea: si tratta di incapacità investigativa, connivenza o semplice indifferenza? Franco Pino è stato arrestato. Ma Pietro Pino, dov’è?