Processo Glicine
Tribunale di Catanzaro

Si è concluso con nove condanne e quindici assoluzioni il troncone del processo Glicine, celebrato con rito abbreviato davanti al gup distrettuale di Catanzaro, Sara Merlini. L’inchiesta, avviata nel giugno 2023 dalla Direzione distrettuale antimafia, aveva acceso i riflettori su un presunto sistema politico-clientelare radicato nella pubblica amministrazione crotonese, con infiltrazioni riconducibili alla cosca dei papaniciari, storicamente legata a Mico Megna. Il processo ha separato le posizioni degli imputati, distinguendo tra i profili politici e quelli legati direttamente alla criminalità organizzata.

Assolti politici e dirigenti, tra cui l’ex sindaco Parrilla

Tra gli assolti eccellenti figura Nicodemo Parrilla, ex sindaco di Cirò Marina, per il quale la Procura stessa aveva chiesto l’assoluzione. Era accusato di associazione a delinquere e di aver agito per favorire Enzo Sculco, attualmente imputato nel processo con rito ordinario, in cambio del sostegno alla sua candidatura come presidente della Provincia di Crotone. È stato assolto dallo stesso reato anche Francesco Masciari, ex dirigente dell’Asp di Crotone, per cui erano stati richiesti otto anni di carcere. Tra gli assolti anche Alfonso Dattolo, sindaco di Rocca di Neto, accusato di voto di scambio in favore dell’eurodeputato Massimo Paolucci, così come l’imprenditore Salvatore Mazzotta e il dirigente Alessandro Vescio, anch’essi assolti.

Condannati affiliati alla cosca Megna

Le condanne più pesanti sono state inflitte a soggetti ritenuti affiliati alla cosca Megna, accusati di associazione mafiosa. Tra i nomi principali figurano Mario Megna, condannato a 16 anni di reclusione, Giacomo Pacenza e Maurizio Del Poggetto, entrambi a 12 anni. Assolti invece, nello stesso filone processuale, Andrea Corrado, Domenico Pace, Sandro Oliverio Megna e Antonio Pagliuso, nonostante le richieste di condanne tra i 10 e i 14 anni da parte dell’accusa. Le restanti condanne variano tra gli 8 e i 6 anni e otto mesi. Il processo ha rappresentato un passaggio importante per far luce sulle interferenze mafiose nella pubblica amministrazione crotonese, ma ha anche ridimensionato le responsabilità politiche ipotizzate inizialmente.