Mario Dodaro: l’imprenditore calabrese che pagò con la vita il suo “no” alla mafia
Ucciso nel 1982 a Castrolibero per essersi rifiutato di pagare il pizzo, il suo sacrificio è rimasto impunito a lung

Mario Dodaro, imprenditore originario di Castrolibero (Cosenza), aveva fondato nel 1968, con i suoi fratelli, un salumificio di successo e una rete di negozi di carne molto apprezzata. Figura pubblica stimata, era consigliere comunale e uno dei maggiori azionisti del Cosenza Calcio.
La notte del 18 dicembre 1982, mentre rientrava a casa, fu vittima di una brutale esecuzione: colpito da tre proiettili – uno dei quali fatale – fu ucciso sotto gli occhi del figlio diciassettenne, che gli apriva il portone. L’omicidio, inizialmente attribuito a un tentativo di rapina, fu presto interpretato come una rappresaglia per il suo rifiuto di sottomettersi al racket dell’estorsione.
Un processo senza colpevoli e una giustizia negata
Nonostante i sospetti verso il clan Perna-Pranno – con due giovani fermati come “gravemente indiziati” – non emersero prove sufficienti. Gli accusati furono successivamente assolti per omicidio volontario e condannati solo per tentata estorsione.
Le indagini successive, anche con la testimonianza di collaboratori di giustizia, non riuscirono a colmare le lacune. Dopo decenni di speranze disattese, l’indagine è stata archiviata, mantenendo l’omicidio di Dodaro un caso irrisolto.
Un’icona del diritto e della memoria
Il sacrificio di Mario Dodaro è evocato oggi come esempio di integrità civile, una testimonianza di resistenza all’oppressione mafiosa. Associate politiche e giornalisti lo definiscono “un eroe moderno”: il suo nome è spesso evocato nelle scuole, nei momenti ufficiali e nelle iniziative civiche calabresi. La sua figura continua a incarnare ideali di legalità, lavoro onesto e dignità, incoraggiando storie di coraggio imprenditoriale in una regione da sempre in lotta con la criminalità organizzata.