Allarme botulino, salgono a 4 le persone ricoverate. Uno dei ragazzi è intubato. Cibo fatto analizzare fuori regione
Si attendono altre dosi del siero anti botulino. Rischio aumento dei casi

Sono saliti a 4 - due 17enni e due donne di 40 anni - i ricoverati in terapia intensiva a Cosenza per intossicazione alimentare da sospetto botulino e si temono altri casi. Dal Tirreno cosentino, dove potrebbe avere avuto origine il focolaio, sono stati segnalati altri casi sospetti che presentano sintomi simili a quelli dei ricoverati.
Le parole del primario
"Sono in partenza da Roma con l'eliambulanza - ha detto il primario di terapia intensiva Andrea Bruni - altre 7 fiale di siero immune antitossina botulinica, 1 da iniettare e 6 di scorta, grazie alla disponibilità ed alla celerità del presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli".
Un giovane intubato
Intanto uno dei ragazzi è stato intubato per la gravità delle sue condizioni. Per gli altri due le condizioni sono stabili.
Analisi del cibo fuori regione
Il contenuto del panino mangiato dalle quattro persone è stato spedito per essere analizzato fuori regione da un laboratorio altamente specializzato. Solo il risultato potrà svelare cosa c'era in quei panini o se la causa è da cercare altrove
Il siero da Taranto per la prima emergenza
Ai due che presentavano sintomi più severi, è stato iniettato il siero anti-botulino arrivato da Taranto.
L'Asp ha avviato una indagine
Intanto, l'Azienda sanitaria provinciale di Cosenza ha avviato un'indagine epidemiologica e sono stati prelevati dei campioni di cibo contenuti all'interno del food track parcheggiato a Diamante, dove è stato acquistato il cibo.
Botulino: una minaccia invisibile e mortale
Il botulino, prodotto dal batterio Clostridium botulinum, può svilupparsi in cibi mal conservati o lavorati senza rispettare adeguati standard igienico-sanitari. È letale anche in piccole dosi. La vicenda di Cosenza mette a nudo una realtà inquietante: quanto è sicuro ciò che acquistiamo da alcuni venditori ambulanti? Chi controlla davvero queste attività?
Non si tratta di demonizzare l’intero settore dello street food – che in Calabria ha anche esempi virtuosi e di qualità – ma di pretendere controlli severi, costanti, imparziali, soprattutto quando si tratta della salute di adolescenti, famiglie, cittadini ignari che cercano solo di mangiare un panino.
Una ferita profonda alla fiducia e alla sicurezza alimentare
Il caso, gravissimo, non è solo una cronaca sanitaria ma una ferita profonda alla fiducia che ogni cittadino ripone nel consumo alimentare quotidiano. Possiamo ancora fidarci di ciò che ci viene venduto per strada? Chi rilascia autorizzazioni, chi controlla, chi vigila?