Casabona
Casabona

Casabona, Comune dell’entroterra crotonese, è attraversata da un sentimento ostinato e scomodo. Tanti dicono che i tumori siano troppi, e anche chi non ha dati in mano sente sulla pelle una pressione che non cala. La notizia vera è che, nel 2025, chi dovrebbe fugare i dubbi non lo fa abbastanza in fretta. La Regione Calabria promette da tempo il riallineamento del Registro Tumori, l’architrave per conoscere incidenza e mortalità per sede oncologica, ma gli atti raccontano uno stato dei lavori ancora in corso. A fine estate 2025 la Regione ha dovuto aggiornare la cabina di regia del Registro, segno che la macchina è in fase di aggiustamento, non a regime. È un ammissione implicita di ritardo e una responsabilità istituzionale precisa, perché senza un registro funzionante i cittadini restano al buio.

Il contesto ambientale e la bonifica che non decolla

Il contesto ambientale non consente leggerezze. La provincia di Crotone ospita il Sin Crotone-Cassano-Cerchiara, uno dei siti più complessi del Paese per eredità industriale e contaminazioni diffuse. Le relazioni semestrali del Commissario nominato dalla Presidenza del Consiglio sono atti ufficiali e parlano chiaro: avanzamenti a step, incontri con ministero e grandi aziende, cronoprogrammi che slittano. È la fotografia di una bonifica che non decolla con la velocità dovuta e che, per questo, alimenta ansia e sfiducia sociale in tutti i comuni che orbitano attorno al Sin, Casabona compresa.

La scienza chiede dati, non percezioni

Nel frattempo, la scienza chiede rigore. L’Istituto Superiore di Sanità, con lo studio nazionale Sentieri, ribadisce che nei siti contaminati la priorità è un monitoraggio epidemiologico robusto, fondato su registri accreditati e serie temporali affidabili. Non è retorica: è la base per distinguere tra percezione e rischio reale, per capire dove si concentrano gli eccessi e su quali patologie intervenire prima. Senza questi strumenti, ogni discussione resta opinione. E quando parliamo di tumori non possiamo permetterci opinioni al posto dei numeri.

Monitoraggi ambientali discontinui e informazione fragile

La responsabilità degli enti è anche comunicativa. Arpacal nel 2024 ha misurato metalli pesanti nell’aria a Crotone con valori mensili e confronti con i limiti di legge. Non è una prova di nesso causale con i tumori a Casabona, ma è un tassello del mosaico ambientale. Lo stesso 2024, tuttavia, ha registrato indisponibilità di parte dei dati della rete regionale e si è dovuto ricorrere a stime per la qualità dell’aria. Per i cittadini significa una cosa semplice e dura: il contesto è complesso, i monitoraggi ci sono ma non sempre continuativi, e l’accesso a una informazione ambientale stabile è ancora fragile. Anche qui c’è una responsabilità precisa.

Registro Tumori e diritto alla conoscenza

Il tema sanitario non può essere rinviato. La Calabria lo sa, la politica lo ripete, ma gli atti dicono che nel 2024 la Regione ha dovuto ancora affidare servizi di manutenzione informatica del sistema del Registro Tumori, segnale di un’infrastruttura che richiede messa a punto prima di consegnare dati di incidenza aggiornati e pubblici. È la cartina al tornasole di un problema sistemico. Finché i numeri non escono, comunità come Casabona non possono sapere se e quanto stanno pagando un prezzo di salute superiore alla media. Questa non è una sfumatura accademica, è un diritto negato.

Bonifiche lente e fiducia sospesa

Chi abita qui ha vissuto la lunga stagione delle bonifiche annunciate e mai completate. Nel 2025, una coalizione di associazioni nazionali ha certificato che, a livello italiano, le bonifiche dei SIN procedono a rilento, con quote di suolo caratterizzato ancora minoritarie. Traslato sul Crotonese significa che l’aspettativa di una messa in sicurezza definitiva resta appesa a tavoli e verbali. Se i lavori si allungano, le paure si allargano. È comprensibile, ma non inevitabile. Serve trasparenza radicale. Legambiente

Un piccolo Comune, grandi domande

La percezione di “troppi casi” a Casabona ha un’altra radice strutturale che le istituzioni devono spiegare, non minimizzare. Il comune è piccolo, in calo demografico e con popolazione più anziana della media. In luoghi così, anche poche diagnosi in più possono sembrare un’ondata. È un fatto statistico noto: i tassi grezzi ingannano, servono tassi standardizzati per età e confronti corretti con aree simili. Spiegare questo ai cittadini è un dovere di trasparenza, non un cavillo. Offrire i dati in chiaro non attenua l’angoscia, ma la orienta verso richieste concrete e verificabili.

Responsabilità istituzionali e lentezze strutturali

Chi sono, dunque, i responsabili di questo vuoto? Le responsabilità sono plurali e non tutte equivalenti, ma hanno un minimo comune denominatore: lentezza e frammentazione. La Regione, che governa il Registro Tumori, deve mantenere gli impegni e pubblicare le incidenze aggiornate per provincia con disaggregazione utile alla programmazione sanitaria. ARPACAL deve garantire continuità e accessibilità dei dati ambientali, perché i monitoraggi non servono se restano nei cassetti o in file incompleti. Il Commissario per il SIN deve rompere l’inerzia e rendere misurabili, mese per mese, avanzamenti, cantieri, metri cubi scavati, barriere posate, tempi di completamento. Non bastano conferenze e promesse. Servono cronoprogrammi verificabili, accessibili online e sottoposti a controllo civico.

Il ruolo dei cittadini: partecipazione e controllo civico

E i cittadini? Qui la nostra inchiesta vuole essere inclusiva e pratica. Se vivi a Casabona hai diritto a capire e puoi essere parte attiva. Puoi chiedere al Comune di pubblicare, in una sezione dedicata, tutti i link ai documenti regionali e commissariali su Sin e Registro Tumori, con un glossario in lingua chiara. Puoi pretendere che l’Asp renda trasparenti le performance degli screening oncologici gratuiti per mammella, colon-retto e cervice nella zona distretto, con adesioni, tempi di attesa e inviti inviati. Puoi utilizzare l’accesso civico generalizzato per ottenere i report ambientali e, se non arrivano, segnalarlo pubblicamente. E puoi raccontare la tua storia sanitaria a un comitato locale perché le casistiche, pur non sostituendo i registri, aiutano a orientare domande e priorità. Questa partecipazione non è protesta sterile, è costruzione di diritti.

Le richieste concrete alle istituzioni

A chi governa chiediamo impegni misurabili, entro scadenze ravvicinate. Primo, pubblicare entro l’anno i dati di incidenza oncologica 2023-2024 per la provincia di Crotone con metodologia Airtum e una scheda di lettura che spieghi i limiti dei dati e cosa manca per il livello comunale. Secondo, aggiornare mensilmente lo stato avanzamento bonifiche nel SIN con indicatori semplici e confrontabili, non solo con delibere ma con numeri di cantiere. Terzo, mantenere stabile la rete di monitoraggio dell’aria e dell’acqua, assicurando che eventuali indisponibilità non si ripetano e che i dataset siano aperti, scaricabili, leggibili. Quarto, rafforzare gli screening e la presa in carico oncologica vicino ai territori interni, perché i chilometri verso la cura non siano un ulteriore fattore di disuguaglianza.

Non accuse ma responsabilità pubbliche

Questa è una chiamata pubblica alle responsabilità, non un atto d’accusa generico. Non scriviamo che a Casabona ci sia un eccesso di tumori, perché oggi i dati ufficiali aggiornati non lo dimostrano. Scriviamo che l’assenza dei dati è essa stessa una responsabilità politica e amministrativa. Non c’è nulla di più ingiusto di chiedere fiducia senza fornire prove. Mentre i documenti commissariali sul Sin si inseguono e i monitoraggi ambientali mostrano luci e ombre, la Regione deve consegnare finalmente ciò che promette da anni: un Registro Tumori funzionante, credibile, trasparente. Non per zittire i timori, ma per distinguere il rischio percepito da quello reale e agire di conseguenza.

Casabona chiede verità e trasparenza

Casabona non chiede privilegi. Chiede verità misurabili e decisioni conseguenti. Se i numeri diranno che non c’è un eccesso, la comunità potrà respirare meglio e concentrare le energie sulla prevenzione. Se invece emergeranno segnali critici, nessuno potrà più nascondersi dietro alibi procedurali. È per questo che questa inchiesta, severa verso chi ha il dovere di misurare e informare, vuole essere al fianco di chi vive qui. Perché la salute pubblica non si difende con gli slogan ma con i fatti. E i fatti, per definizione, sono pubblici.