La sanità nella provincia di Vibo Valentia versa in una situazione critica, caratterizzata da una riduzione delle cure disponibili, carenza di personale e infrastrutture inadeguate. Recenti episodi di cronaca hanno riportato all'attenzione pubblica le gravi difficoltà del sistema sanitario locale.

Tragedie evitabili e inchieste aperte

Soltanto il 3 giugno, Maria Mamone, 37 anni, è deceduta nella sua abitazione a Pannaconi dopo essere stata più volte dimessa dagli ospedali di Tropea e Vibo Valentia, nonostante lamentasse forti dolori al petto. I medici avevano attribuito i sintomi a stati d'ansia, senza approfondire ulteriormente. La Procura ha aperto un'inchiesta per accertare eventuali responsabilità mediche.

Pochi mesi prima, due giovani donne hanno vissuto esperienze drammatiche nel reparto di ginecologia dell'ospedale Jazzolino: una è deceduta insieme al figlio che portava in grembo, mentre l'altra ha perso il feto. Questi episodi hanno sollevato interrogativi sulla qualità dell'assistenza e sulla gestione del personale medico.

Carenze di personale e reparti chiusi

La carenza di personale sanitario è una delle principali criticità. Il reparto di medicina generale dell'ospedale Jazzolino ha dovuto sospendere i ricoveri a causa della mancanza di infermieri e operatori sociosanitari. Molti di questi professionisti, assunti durante l'emergenza Covid-19, non sono stati stabilizzati nonostante abbiano maturato i requisiti previsti dalla normativa.

Inoltre, errori nei dati forniti dall'Azienda sanitaria provinciale (Asp) hanno portato a una sovrastima del personale, impedendo nuove assunzioni. Solo recentemente un decreto ha corretto questi dati, permettendo all'Asp di procedere con le stabilizzazioni necessarie.

Proteste e appelli delle istituzioni

La situazione ha generato proteste da parte del personale sanitario e dei cittadini. Un gruppo di sindaci della provincia ha firmato un documento per denunciare la crisi sanitaria, ma la maggior parte degli amministratori locali è rimasta in silenzio, sollevando dubbi sulla volontà politica di affrontare l'emergenza.

Anche l'associazione "Città Attiva" ha lanciato un appello, sottolineando che la riduzione del debito dell'Asp non si è tradotta in un miglioramento dei servizi sanitari.