Riceviamo e pubblichiamo la vicenda di una donna che si è scontrata con la burocrazia dell'ospedale Annunziata di Cosenza.

***

Gentile Direttore,

mi perdoni se la disturbo, ma sento il bisogno di raccontare quanto mi è accaduto e desidero che questa mia testimonianza venga resa pubblica, per il bene di tutti noi pazienti oncologici.

Qualche giorno fa mi sono recata in neuroradiologia per sottopormi a una TC encefalo. Sono una paziente oncologica, ho subito l’asportazione di entrambe le mammelle e, a causa dei forti dolori, sono costretta a ricorrere alla morfina. Mi sono presentata al reparto e sono stata accolta da una signora della segreteria e da un infermiere: persone gentili e umane, che mi hanno accompagnata con grande attenzione. Dopo l’esame mi hanno invitata a scendere per completare con una TC addome.

Una volta giù, però, mi è stato detto che la mia prenotazione risultava fissata per dicembre 2026. Incredula, sono tornata su e ho spiegato l’accaduto alla signora e all’infermiere, che con grande sensibilità hanno cercato più volte di aiutarmi. In segno di disperazione ho persino mostrato i segni dei miei interventi chirurgici, chiedendo solo un po’ di comprensione. La signora, con grande generosità, è scesa insieme a me per parlare con una dottoressa. Ho assistito ai suoi tentativi: ha chiamato colleghe di nome Fabiola e Barbara (questa ultima in ferie) e persino una certa Carla, che non ha risposto. Alla fine non è stato possibile inserirmi e non mi è restato altro che andare via, distrutta nell’animo e nel corpo.

Direttore, io sono una malata terminale. Non so quanto tempo mi resti, ma so che nessuno dovrebbe vivere un’umiliazione simile. Per questo chiedo che la mia voce venga ascoltata e che la mia esperienza sia divulgata. Perché la dignità di un malato è sacra e non può essere calpestata. Perché davvero, mi creda, si è perso tutto.

Con dolore e speranza,
Lettera firmata