Guidare sulle strade di Rende significa scegliere tra l'ernia al disco o un cerchione rotto
Ah, Rende, terra di eccellenze universitarie e burocrazia creativa, dove le strade sono più simili a campi minati che a infrastrutture degne di una nazione civile. Ma oggi, cari lettori, vogliamo parlare di un tema che è più intricato delle buche che costellano la zona industriale: l'impegno di spesa per i canoni di attraversamento ANAS-RFI. Perché, se le strade sono impraticabili, almeno sappiamo dove finisce parte del bilancio comunale: a coprire il diritto di passaggio su terreni demaniali.
La delibera dei miracoli
Nel vasto e magniloquente mare della burocrazia italiana, spicca questa perla di amministrazione, firmata digitalmente (per fortuna, altrimenti il costo della carta ci avrebbe portato alla bancarotta). La delibera ci informa, con dovizia di dettagli, che ANAS e RFI, non contente di gestire strade e ferrovie dall'aspetto post-apocalittico, hanno anche il diritto di percepire un canone annuo per l'attraversamento di condotte di gas, acqua e fognature. Insomma, se vuoi garantire acqua e luce ai cittadini, prima devi fare un'offerta votiva al tempio di ANAS e RFI.
16.000 euro per il diritto di buca
La somma complessiva impegnata dal Comune di Rende è di ben 16.000 euro. Una cifra modesta, penserete, ma fate attenzione: questi soldi non sono per asfaltare, riparare o migliorare le strade. No, questi sono per il diritto di passaggio! Una sorta di pedaggio spirituale per pregare che le strade non si sgretolino ulteriormente. D'altronde, è risaputo che il buco nero della zona industriale è una metafora vivente della gestione infrastrutturale: nessuno sa dove inizino le competenze dell'ANAS e finiscano quelle del Comune.
L'epopea della zona industriale
E mentre il Comune si impegna solennemente a onorare i suoi debiti verso ANAS e RFI, la zona industriale di Rende continua a vivere in un limbo infernale fatto di voragini, asfalto disintegrato e segnaletica che sembra uscita da un quadro surrealista. Cosa dice ANAS, la custode delle strade, riguardo a questo sfacelo? Silenzio assoluto. Forse è troppo impegnata a redigere altre delibere pompose per accorgersi che le sue strade stanno cedendo sotto il peso del tempo e dell'abbandono.
E la città unica? No, grazie!
Ah, ricordate quando si parlava della città unica? Rende ha gentilmente declinato l’invito, preferendo la propria autonomia. E ora eccoci qui, con strade che sembrano il set di un film post-apocalittico e senza un sindaco al comando a decidere quale voragine rattoppare per prima. Forse un’amministrazione congiunta avrebbe portato una ventata di freschezza e, chissà, magari anche un po’ di asfalto. Ma no, meglio essere protagonisti del nostro disastro, unici e irripetibili nel panorama della viabilità nazionale.
Un futuro radioso (forse)
Con 16.000 euro impegnati sul Bilancio di Previsione comunale, possiamo almeno sperare in un po' di chiarezza sul destino delle nostre strade. Ma la vera domanda è: quando vedremo effettivamente i risultati? O meglio, quando potremo guidare senza dover scegliere tra un'ernia al disco o un cerchione rotto? Rende merita di più, o almeno di meglio. E se le strade rimangono impercorribili, almeno speriamo che il Comune possa impegnare altrettanta passione per sistemarle quanto ne ha messa nel compilare questa opera d'arte amministrativa. Nel frattempo, cari rendesi, continuate a schivare buche e a pregare che il vostro prossimo attraversamento ferroviario non comporti anche una fattura per "l'uso temporaneo del suolo demaniale". La viabilità a Rende è, e rimarrà, una strada tutta in salita... o meglio, tutta a zig-zag tra ostacoli e burocrazia.