La Calabria, come molte regioni italiane, vive da anni una vera e propria emergenza cinghiali, che compromette agricoltura, sicurezza stradale, sanità animale e turismo.

Città, spiagge, campagne: la Calabria invasa

Le segnalazioni sono continue: spiagge invase da famiglie di ungulati, come a Copanello o San Ferdinando; branchi che si aggirano tra cassonetti e abitazioni nella Sibaritide o nel Pollino. Danni ingenti a colture, paura tra i cittadini, incidenti stradali e perfino casi di aggressione.

Nel marzo 2025, Franco Iacovo, 64enne di Cetraro, è morto aggredito da un cinghiale mentre cercava di difendere il suo orto. Un episodio drammatico che ha acceso i riflettori sull’estrema pericolosità del fenomeno.

Il piano della Regione Calabria e l’impegno dell’assessore Gallo

Di fronte a questo scenario, la Regione ha scelto di non voltarsi dall’altra parte. È stato varato un piano straordinario quinquennale con obiettivi concreti: abbattimenti selettivi (fino a 10.000 esemplari), coinvolgimento degli Atc e della Polizia Provinciale, monitoraggi costanti e sostegno agli agricoltori danneggiati.

In prima linea in questa battaglia c’è l’assessore regionale all’Agricoltura Gianluca Gallo, che si è speso personalmente per ascoltare le istanze degli agricoltori, portare risorse concrete e costruire una strategia condivisa, moderna e strutturata.

L’assessore ha dichiarato che “la sicurezza delle persone, il lavoro degli agricoltori e la tutela della biodiversità vanno difesi con determinazione. La Regione c’è e continuerà ad esserci”.

E' stata dichiarata guerra ai suidi

La Regione Calabria ha lanciato un'offensiva strutturata e di lungo respiro contro uno dei problemi più pressanti del territorio: la proliferazione incontrollata dei cinghiali. Il nuovo Piano straordinario regionale quinquennale (2025–2029), approvato alla luce delle normative nazionali e dell’emergenza sanitaria legata alla Peste Suina Africana (PSA), punta a contenere in modo drastico la popolazione di cinghiali, stimata oltre i 300.000 esemplari.

Perché il piano è necessario

I danni provocati dai cinghiali in Calabria sono enormi. Solo nel 2023, i risarcimenti per danni all’agricoltura hanno superato il milione di euro. A ciò si aggiungono decine di incidenti stradali e una crescente preoccupazione per i rischi sanitari, aggravati dal primo caso di PSA riscontrato nel 2023 a Reggio Calabria.

Il piano nasce dalla modifica dell'art. 19 della legge 157/1992 e dal Decreto del Ministero dell’Ambiente del 13 giugno 2023, che permettono interventi straordinari anche in aree protette e urbane, al di fuori della stagione venatoria.

Obiettivi ambiziosi: ridurre l’80% della popolazione

La Regione ha fissato un target ambizioso: l’abbattimento dell’80% della popolazione di cinghiali entro cinque anni. Solo nel primo anno, l’obiettivo minimo è di 43.000 capi abbattuti, suddivisi tra caccia collettiva, caccia di selezione e prelievi in controllo.

Questa strategia sarà applicata in tutto il territorio regionale, comprese le aree protette come il Parco Nazionale della Sila, dell’Aspromonte, del Pollino e il Parco Regionale delle Serre, dove si concentreranno migliaia di abbattimenti.

Tecniche selettive e alta formazione

Il piano privilegia tecniche a basso impatto ambientale, come: catture con trappole (Pig Brig, chiusini), abbattimenti selettivi da appostamenti fissi, caccia con archi o fucili silenziati, uso di cani limieri addestrati.

Sarà inoltre fondamentale la formazione dei “bioregolatori”: agricoltori, cacciatori e professionisti abilitati tramite corsi certificati ISPRA. Tutti dovranno operare secondo rigidi protocolli di sicurezza e con munizioni atossiche.

La Psa come emergenza sanitaria

Dal 2022, la Peste Suina Africana è entrata in Italia, con casi anche in Calabria. Il piano regionale prevede zone di restrizione e un coordinamento con il Piano nazionale di eradicazione PSA. In questo contesto, le operazioni di contenimento non sono sottoposte a valutazioni ambientali, data la priorità sanitaria.

Un tavolo permanente e monitoraggio digitale

Per garantire efficacia e coerenza, la Regione ha istituito un tavolo tecnico con rappresentanti di agricoltori, cacciatori, sanità e Anci. Il piano sarà monitorato costantemente con dati informatizzati su prelievi, danni, incidenti e zone infette, grazie a un portale regionale dedicato.

La politica può (e deve) essere la soluzione

L’invasione dei cinghiali non è frutto del caso, ma di decenni di disattenzioni e interventi disorganici. Oggi però, in Calabria, la politica regionale ha scelto di agire.

Non con slogan, ma con un piano tecnico, risorse, responsabilità e una visione di lungo periodo.

E mentre i danni continuano a farsi sentire, l’assessore Gianluca Gallo ha assicurato che il suo impegno non si fermerà finché il problema non sarà affrontato in modo definitivo, con soluzioni durature e sistemiche.

In Calabria, almeno, qualcuno ha deciso di non aspettare il prossimo disastro per agire.