Sanità in Calabria: un sistema sotto emergenza tra fughe, carenze e deficit strutturali
Tra assenza di medici, ospedali al collasso e mobilità verso il Nord, il tessuto sanitario calabrese è al limite della sostenibilità

La sanità calabrese sta vivendo una delle sue fasi più critiche, con una fuga di medici verso il Centro-Nord che lascia il territorio sguarnito. Solo nel settore della guardia medica mancano circa 466 postazioni, mentre sono carenti le figure dei medici di medicina generale (91 posti scoperti) e del personale nelle centrali operative del 118, con 148 assenze. Criticità che si traducono in liste d'attesa infinite, accesso alle cure limitato e crescente ricorso a strutture private o fuori regione.
La mobilità passiva e le spese che gravano sulla Regione
La Calabria affronta anche un forte flusso di mobilità passiva, con centinaia di milioni di euro spesi per curare i propri cittadini fuori Regione. La situazione finanziaria è destinata ad aggravarsi dal 2026, quando dovranno essere saldati arretrati significativi. Questo mercato della fuga sanitaria non è solo un costo economico, ma anche una drammatica spia della mancanza di fiducia nel sistema locale.
Emergenza strutturale: ospedali in crisi e riforme insufficienti
Gli ospedali regionali versano in condizioni fatiscenti, con strutture obsolete, cantieri bloccati e un Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza incapace di produrre risultati concreti. Lo stato di emergenza per la rete ospedaliera, dichiarato su richiesta del governatore, è la fotografia di un sistema al collasso.
Indicatori di performance in affanno, gap con il Nord ancora marcato
Secondo analisi recenti, la Calabria si colloca all’ultimo posto tra le regioni italiane in termini di performance sanitaria, con un indice significativamente inferiore rispetto a regioni come il Veneto. Malgrado alcuni segnali di miglioramento, il gap tra Nord e Sud resta ampio e preoccupante. Sul piano delle performance complessive, l’andamento della mobilità sanitaria, il persistente disavanzo, il ritardo nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza e una rete di emergenza-urgenza fragile confermano che il sistema regionale rischia di peggiorare il quadro già molto precario. Solo attraverso riforme strutturali mirate, il rafforzamento della sanità territoriale e la riduzione del ricorso a strutture esterne sarà possibile invertire la tendenza.