Clan Varacalli: da Ciminà alla Torino mafiosa, una ‘ndrina tra faide storiche e traffici settentrionali
Dalla violenta faida di Ciminà alla presenza radicata nel torinese

Il clan Varacalli è una ‘ndrina attiva a Ciminà, un piccolo comune della Locride. Parte del Mandamento Jonico, questa cosca ha origine in un contesto storico di forte insediamento della ‘ndrangheta nella provincia di Reggio Calabria.
La faida di Ciminà: sangue e vendette
Negli anni ’60 e ’70, la faida di Ciminà segnò profondamente il territorio locale. Scoppiata con l’omicidio del capobastone Francesco “Ciccio” Barillaro nel 1966, vede contrapposti da un lato i clan Barillaro-Romano-Zucco e dall’altro i Polifroni-Franco-Varacalli-Spagnolo. Il conflitto proseguì per oltre un decennio, con decine di vittime. La faida sbordò perfino nel nord Italia, arrivando a Torino dove morirono alcuni membri della famiglia Zucco per mano di sicari, in scenari cruente come l’autobomba che uccise Rocco Zucco.
Espansione e attività al Nord
Negli anni successivi, il clan si è stabilizzato anche nella provincia di Torino, espandendo le proprie attività criminali. Nella città piemontese, i Varacalli si dedicarono in particolare al traffico di stupefacenti, spesso collaborando con ambienti criminali locali e creando una rete criminale transregionale.
Pentimenti e collaborazioni
Tra le figure dirimenti dell’organizzazione, emerge quella di Rocco Varacalli, affiliato di Natile di Careri e operante a Torino. Arrestato, nel 2004 divenne collaboratore di giustizia, fornendo dettagli preziosi sulle strutture operative e rituali del clan, e contribuendo così alla comprensione delle dinamiche interne e delle ramificazioni nazionali della ‘ndrina.