Domenico Mimmo Carabetta
Domenico Mimmo Carabetta

Domenico “Mimmo” Carabetta, 22 anni, originario di Siderno (Rc), era un giovane cuoco che conduceva una vita semplice e dedita al lavoro, lontana dalle logiche criminali che all’epoca imperversavano nella Locride. La sera dell’11 settembre 1988, dopo avere passato la giornata al lido-ristorante “Il Pentagono” a Sant’Ilario dello Ionio, fece ritorno in auto a casa senza immaginare che quella sarebbe stata la sua ultima. Possedeva un’utilitaria di piccola cilindrata, una 112 verde bottiglia, lo stesso modello dell’auto che gli attentatori avevano preso di mira.

L’agguato e la dinamica dell’omicidio

Mentre si accingeva a partire, Domenico fu intercettato da sicari che lo investirono con una raffica di proiettili, perché convinti che alla guida ci fosse un altro soggetto coinvolto nella faida. La coincidenza della vettura ha causato la sua morte per errore, trasformando un giovane innocente in vittima della criminalità organizzata.
Nel corso degli anni l’indagine ha portato a sentenze che hanno individuato esecutori e basisti dell’agguato, confermando che Dietro la tragedia vi erano logiche di potere e di vendetta lontane dal mondo del giovane chef.

Un simbolo e una memoria da preservare

Domenico Carabetta è oggi riconosciuto come vittima innocente della ‘ndrangheta, la cui morte testimonia quanto bambini e giovani, semplici cittadini, possano essere travolti dalla violenza mafiosa. La sua storia è diventata simbolo della necessità non solo di giustizia ma di memoria attiva. La famiglia, gli amici e numerose associazioni ricordano il suo nome non come una pagina chiusa, ma come un monito: la legalità è un impegno che riguarda tutti.

L’eredità e il richiamo all’impegno civile

Rendere giustizia a Domenico significa anche riconoscere che troppo spesso le vittime innocenti restano nell’ombra. La lotta alla criminalità organizzata richiede strumenti, impegno e una società che scelga da che parte stare. Il suo caso preme per l’intensificazione della protezione delle vittime, del sostegno alle famiglie e della trasparenza istituzionale.
Il ricordo di Domenico non è solo un commiato, ma un invito a non voltarsi dall’altra parte, a promuovere la cultura della legalità, della verità e della responsabilità collettiva.