Garrone, Io Capitano è un'opera onesta e autentica
"Ho raccontato delle storie che sono documentate e dietro ogni fotogramma ci sono le persone.
È una rappresentazione, un'interpretazione perché c'è il mio sguardo, ma sicuramente è un'opera onesta e autentica, nel rispetto di chi ha fatto questo viaggio e di chi non ce l'ha fatta, e perché possa essere d'aiuto e monito a chi, magari, sta per prendere questa decisione".
Di fronte ad una sala sold out del cinema Citrigno dove si svolge la festa del cinema di Cosenza, Matteo Garrone ha raccontato il senso epico della storia che ha raccontato nel suo film Io Capitano.
"Questa festa del cinema di Cosenza ha portato evidentemente fortuna a Io Capitano che è stato appena candidato ai premi Oscar" ha commentato, con orgoglio, il regista annunciando, ieri sera, la candidatura, al termine della proiezione del suo film alla Primavera del Cinema Italiano.
E' una storia che offre il viaggio in soggettiva proponendo un controcampo vivo, dai paesi dell'Africa alle coste italiane, per "dare forma visiva a tutta una parte del viaggio che di solito non si conosce" ha detto il regista, facendo riferimento anche agli ultimi sbarchi a Lampedusa.
Una sceneggiatura scritta insieme a coloro che hanno vissuto, torture comprese, quel viaggio, quasi tutti ragazze e ragazzi con lo scopo di restituire la realtà, l'autenticità dello stesso, con i dialoghi in lingua originale.
In una sorta di romanzo di formazione, i protagonisti Seydou e Moussa, due cugini adolescenti di Dakar, sognano di affermarsi con la musica in Europa.
Di nascosto lasciano le rispettive famiglie per un percorso che si paleserà, invece, un'odissea disseminata dei cadaveri di quelli che non ce l'hanno fatta nel deserto del Sahara, nelle prigioni libiche mentre, davanti ai loro occhi, il Mediterraneo si mostra come ponte verso i propri sogni.