Il clan “Zingari” di Cassano allo Ionio: il gruppo rom dentro la ‘ndrangheta
Un clan etnicamente distinto ma integrato nelle dinamiche mafiose calabresi, autore di omicidi, traffico internazionale e violenza estrema

Il clan “Zingari” di Cassano allo Ionio costituisce un caso unico nella ‘ndrangheta: un gruppo di etnia rom che ha saputo integrarsi e affermarsi nelle dinamiche mafiose della Calabria con violenza, traffici internazionali e omicidi efferati. Le inchieste e le operazioni giudiziarie che hanno colpito la cosca mostrano una mafia resiliente ma allo stesso tempo sotto pressione dallo Stato, in un contesto criminale sempre più globale e feroce.
Origini e radicamento
Il clan Abbruzzese, noto come “Zingari” di Cassano allo Ionio, rappresenta una delle poche realtà etniche rom affiliate alla ‘ndrangheta. Sorto tra la fine degli anni ’90 e i primi 2000, ha saputo evolversi da piccola comunità periferica a locale criminale strutturato, radicando la sua presenza soprattutto nella Piana di Sibari.
Agenti violenti e conquista del potere
Il gruppo divenne noto per la ferocia con cui agiva: specializzato in traffico di stupefacenti, estorsioni, commercio di armi e prostituzione, ha dimostrato una forte vocazione alla violenza. Le sue azioni sanguinarie gli hanno permesso di consolidare il controllo territoriale e di integrarsi nei circuiti criminali di calibro più elevato.
La strage di Cocò Campolongo
Il momento più oscuro del clan risale al gennaio 2014, quando nel comune di Cassano allo Ionio venne ucciso e dato alle fiamme il piccolo Nicola “Cocò” Campolongo, di soli tre anni, insieme al nonno e alla compagna di quest’ultimo. Un gesto atroce che evidenziò l’estremismo del clan e scosse profondamente l’opinione pubblica.
Colpo al narcotraffico e operazioni giudiziarie
Nel febbraio 2015 le forze dell’ordine portarono a termine un’importante operazione contro il narcotraffico: 33 arresti, sequestro di tonnellate di cocaina e armi da guerra. Ma anche successivamente, il blitz “Lauro” aveva decimato il gruppo, arrestando i killer legati alla faida con i Forastefano.
Il presente e le sfide
Nel marzo 2024, Leonardo “Nino” Abbruzzese, leader della cosca, è stato posto al regime carcerario duro del 41-bis per estorsione e associazione mafiosa. Le indagini proseguono nell’ambito dell’operazione “Athena” della Dda di Catanzaro, confermando che, nonostante gli arresti, il clan mantiene un’influenza rilevante sul territorio e nei traffici illeciti.