Sanità, i costi delle degenze ospedaliere più alti al Sud: Calabria tra le regioni con spese record
Secondo i dati Agenas, l’ospedale di Cosenza e il Policlinico “R. Dulbecco” di Catanzaro figurano tra le strutture più costose d’Italia per una giornata di ricovero
Il nuovo report elaborato da Agenas e analizzato da Quotidiano Sanità evidenzia una frattura significativa tra Nord e Sud Italia nei costi medi giornalieri delle degenze ospedaliere. Se al Nord una giornata di ricovero costa in media poche centinaia di euro, al Sud i costi lievitano fino a superare abbondantemente i mille euro, soprattutto nelle strutture universitarie. Una disparità che non riguarda solo i bilanci sanitari, ma riflette anche differenti modelli organizzativi e livelli di efficienza.
I dati calabresi: Catanzaro e Cosenza ai vertici nazionali dei costi
In Calabria emergono due casi emblematici. L’Azienda Ospedaliera Universitaria “Renato Dulbecco” di Catanzaro registra un costo medio per giornata di degenza pari a 727,8 euro, ponendosi al quarto posto nazionale tra le strutture universitarie più costose, subito dopo Napoli, Palermo e Messina. Un dato che evidenzia la pressione economica su un sistema sanitario già provato da carenze strutturali e difficoltà gestionali.
Non va meglio sul fronte degli ospedali non universitari: l’Azienda Ospedaliera di Cosenza è, secondo Agenas, la più costosa d’Italia in questo segmento, con una spesa media di 827,6 euro al giorno per paziente ricoverato. Il dato supera di oltre il doppio quello dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, che con 374 euro rappresenta il modello di efficienza più economico tra le strutture analizzate.
Un divario che pesa sui bilanci e sulla fiducia dei cittadini
Il quadro delineato dai numeri mette in luce una contraddizione profonda: le regioni del Sud, e in particolare la Calabria, spendono di più per giornata di ricovero pur avendo spesso livelli di qualità percepita e di efficienza organizzativa inferiori rispetto al Nord. Ciò deriva da una combinazione di fattori: minore densità di strutture sanitarie, costi di gestione più elevati a causa di carenze infrastrutturali, dispersione di risorse e carichi di lavoro sproporzionati rispetto al personale disponibile.
Questi dati alimentano anche il dibattito sull’autonomia differenziata, che rischia di accentuare le disuguaglianze territoriali in materia di sanità. La Calabria, in particolare, continua a scontare un commissariamento lungo anni, mentre i bilanci sanitari regionali faticano a garantire sostenibilità e qualità dei servizi.
Il caso del Sud e la sfida della riorganizzazione sanitaria
In testa alla classifica nazionale figura l’Azienda Ospedaliera Universitaria “L. Vanvitelli” di Napoli, con un costo giornaliero di 1.326 euro. Seguono Palermo, Messina e Catanzaro, tutte realtà del Mezzogiorno. Questa concentrazione di spese nelle regioni meridionali impone una riflessione sulla gestione delle risorse, sulla digitalizzazione dei processi e sulla necessità di investimenti strutturali, non solo economici ma anche organizzativi.
La sfida per la Calabria, come per tutto il Sud, sarà dunque quella di conciliare la qualità delle cure con la sostenibilità dei costi, superando un modello che spesso spende di più per offrire di meno. Una vera riforma sanitaria passa dalla trasparenza, dalla responsabilità gestionale e da una visione di lungo periodo che metta al centro non solo i numeri, ma le persone e i loro diritti alla salute.