Maria Mamone muore a 37 anni dopo il Pronto soccorso: il Pd calabrese chiede chiarezza e giustizia
“Non si può morire così”: il Partito democratico sollecita un’immediata reazione istituzionale e un’indagine interna sulla sanità pubblica a Vibo Valentia

La morte improvvisa di Maria Mamone, 37 anni, a pochi giorni da un accesso al Pronto soccorso, ha acceso nuovamente i riflettori sulle gravi criticità del sistema sanitario calabrese. Secondo quanto emerso, alla donna – che si era rivolta alla struttura in preda a un malessere – sarebbe stato prescritto un semplice consulto psicologico, per poi essere dimessa con apparente serenità. Pochi giorni dopo, la tragedia.
Il grido d’allarme del Partito democratico
A commentare l’accaduto è il Partito democratico della Calabria, che in una nota ufficiale esprime “profondo cordoglio e vicinanza ai familiari e agli amici della paziente”, e chiede “un’immediata reazione istituzionale”. I dem parlano di un fallimento sistemico nell’intercettare la sofferenza fisica della giovane donna: “Non si può morire così – denunciano – non si può accettare che una giovane trovi la morte dopo che il sistema sanitario non ha saputo cogliere i segnali del suo dolore”.
Una struttura sotto accusa
Il caso di Maria Mamone non è isolato. Il Pd calabrese ricorda che si tratta del terzo decesso sospetto in poche settimane, tutti riconducibili alla stessa struttura sanitaria pubblica. Una “catena di eventi tragici” che, secondo i democratici, “non può restare senza risposte”. Da qui la richiesta di attivare subito il protocollo di Rischio clinico regionale e di avviare un’inchiesta interna da parte dell’Asp di Vibo Valentia.
In gioco la fiducia dei cittadini
Per il Partito democratico, l’intera vicenda non è solo una questione di giustizia per la famiglia Mamone, ma riguarda la tenuta stessa della sanità pubblica in Calabria: “È in gioco la fiducia dei cittadini. Se ci sono criticità nell’ospedale di Vibo Valentia, devono emergere. Vanno affrontate e risolte con coscienza e prontezza”.
Sanità: non una lotteria, ma un diritto
Il monito finale è forte e chiaro: “La sanità calabrese non può essere una lotteria, né un rischio ulteriore per i malati. Va garantito a tutte e a tutti il diritto a una diagnosi tempestiva, competente e sicura”. Parole che suonano come un atto d’accusa e insieme una chiamata alla responsabilità per le istituzioni sanitarie regionali.