Una riflessione sullo sport e l’inclusività
Negato l’accesso a bordo campo a un tifoso su sedia a rotelle

Negato l’accesso a bordo campo a un tifoso su sedia a rotelle

Vincenzo Soverino, affetto da SLA e figura di spicco nel mondo della disabilità, si è visto negare la possibilità di assistere da bordo campo alla partita della squadra di calcio per cui tifa. Il fatto è avvenuto domenica scorsa a Guardavalle, in provincia di Catanzaro, durante l’incontro di Campionato di Promozione B tra Guardavalle e Virtus Rosarno. In passato, Soverino aveva già seguito le partite a bordo campo, accanto alle panchine delle squadre, ma questa volta l’arbitro ha deciso di attenersi rigorosamente al regolamento, impedendogli l’accesso.

 la vicenda di Vincenzo Soverino 

Una figura di rilievo nel mondo della disabilità

Soverino non è solo un tifoso: è presidente onorario provinciale dell’AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica) e già consigliere di giunta nazionale della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (FISH). La sua presenza sugli spalti rappresenta un simbolo di inclusività, che rende l’accaduto ancora più significativo e controverso.

 

L’intervento dei carabinieri e la soluzione trovata

Dopo il rifiuto dell’arbitro, Soverino si è rivolto ai carabinieri presenti allo stadio, che sono intervenuti per trovare una soluzione. Alla fine, gli è stato concesso di assistere alla partita da uno spazio situato nei pressi della tribuna stampa. Tuttavia, il danno emotivo e simbolico era ormai fatto, e l’episodio ha scatenato un acceso dibattito.

 

La reazione politica e istituzionale

La vicenda ha avuto anche una coda politica. Il sindaco di Guardavalle ha scritto ai vertici dell’Associazione Italiana Arbitri (AIA), criticando la "mancanza di umanità" dimostrata e sottolineando il danno arrecato all’immagine dello sport. Secondo il primo cittadino, un regolamento non dovrebbe mai prevalere sul principio di inclusività che lo sport dovrebbe rappresentare.

 

La condanna della FISH nazionale

Anche la FISH nazionale è intervenuta, esprimendo "profondo sdegno" per quanto accaduto. L’associazione ha sottolineato che l’episodio contravviene ai principi fondamentali sanciti dall’articolo 33 della Costituzione, che riconosce lo sport come attività di alto valore sociale e inclusivo. Secondo la FISH, l’accaduto è un grave segnale di mancata sensibilità verso i diritti delle persone con disabilità.

 

Una riflessione sullo sport e l’inclusività

Questa vicenda solleva interrogativi sul ruolo dello sport come veicolo di inclusione e sulla necessità di rivedere i regolamenti per garantire il rispetto dei diritti di tutti, indipendentemente dalle loro condizioni fisiche. L’accaduto a Guardavalle diventa così un’occasione per riflettere su quanto sia ancora necessario fare per costruire un mondo dello sport realmente accessibile e umano.