'Ci vuole comprensione. 50 anni fa non si usava farsi pagare per queste cose': commenti shock sul caso del piccolo Gabriele
Il caso di Gabriele non può essere ridotto a un semplice "incidente tra bambini", vista la gravità delle lesioni riportate e il contesto di negligenza in cui è avvenuto.

Il caso del piccolo Gabriele, brutalmente aggredito in un asilo di Palmi, è una ferita aperta per la sua famiglia e per l'intera comunità. Le immagini del suo corpo martoriato, segnato da oltre sessanta morsi, hanno suscitato indignazione e sgomento. La madre di Gabriele, Laura Bagalà, ha deciso di non restare in silenzio, portando alla luce una vicenda che, oltre a essere dolorosa, solleva interrogativi inquietanti sulla sicurezza dei bambini nelle strutture educative.
Il giorno dell'aggressione
Era dicembre 2021 quando Gabriele subì l'aggressione all'interno dell'asilo che frequentava. Secondo le ricostruzioni, il bambino sarebbe stato attaccato da un coetaneo in un arco di tempo di circa 40 minuti, durante i quali i bambini erano stati lasciati senza sorveglianza. L'attacco si sarebbe protratto per circa dieci minuti, con Gabriele che subiva morsi su tutto il corpo, senza che nessun adulto intervenisse. A rendere ancora più drammatico il quadro è stato il ruolo del fratello maggiore di Gabriele. Legato a un seggiolino, riuscì a liberarsi e a chiamare aiuto, mettendo fine a quel momento di terrore. Questo episodio ha sollevato domande sconcertanti: come è possibile che nessun educatore sia intervenuto? Perché la sicurezza dei bambini è stata trascurata in modo così grave?
La lotta per la giustizia, un percorso pieno di ostacoli
Dopo l'accaduto, la famiglia di Gabriele ha avviato una battaglia per ottenere giustizia. Tuttavia, ciò che è emerso dalle indagini ha lasciato sgomenti. Non solo la videosorveglianza dell'asilo è stata cancellata, eliminando così prove fondamentali per ricostruire i fatti, ma la vicenda è stata infine derubricata per "mancanza di prove". Questa decisione ha alimentato la rabbia e la frustrazione della famiglia. Come si può parlare di mancanza di prove di fronte a un bambino con il corpo segnato da ferite evidenti? Come si può ignorare la negligenza dell'asilo e la responsabilità di chi avrebbe dovuto garantire la sicurezza dei piccoli?
I commenti contrari: la minimizzazione del problema
Non tutti hanno condiviso l'indignazione della famiglia di Gabriele. Alcuni utenti hanno espresso opinioni contrastanti, minimizzando la gravità dell'accaduto e paragonandolo a normali incidenti infantili. Un esempio emblematico è il commento di un utente:
"Anche io da bambino sono stato in asilo, mi hanno trovato con denti mancanti e in un'altra occasione con un dito rotto causato da un altro bambino. Non abbiamo denunciato nessuno. È comprensibile che cos'è che incidenti tra bambini succedano. [...] Ci vuole anche un po' di comprensione. 50 anni fa non si usava farsi pagare per queste cose o pretendere di rovinare le persone."
Questa prospettiva mette in luce una differenza generazionale nell'approccio alla responsabilità e alla tutela dei minori. Tuttavia, il caso di Gabriele non può essere ridotto a un semplice "incidente tra bambini", vista la gravità delle lesioni riportate e il contesto di negligenza in cui è avvenuto.

La reazione della madre di Gabriele: un grido di dolore e determinazione
In risposta a chi ha tentato di minimizzare la vicenda, la madre di Gabriele, Laura Bagalà, ha pubblicato un messaggio forte e chiaro, in cui ha ribadito la sua determinazione nel non arrendersi:
"Ma lei sa davvero che cos'è successo??? Sa chi sono io??? La mamma di Gabriele… sa chi sono?? Una mamma che non si è mai arresa nemmeno nel leggere questi commenti… che è sempre andata avanti come un treno e mai si fermerà!!! Perché i figli sono un pezzo di anima!!! So che lei è il fratello dell'avvocato che difende i signori dell'asilo… le presunte persone da rovinare per capirci… solo una persona di parte poteva scrivere un simile commento… non sa nemmeno il male che questa gente ci ha fatto (alla nostra famiglia) e sminuire tutta la storia in questo modo è solo sinonimo di ignoranza… perché se lei sapesse davvero cos'è successo si vergognerebbe anche solo a pensare che tutto quello che è successo è stato un film… viva la sua vita che io vivo nella meravigliosa famiglia che il buon Gesù mi ha donato!!! La saluto!!!"
Queste parole non sono solo un grido di dolore, ma anche un atto di denuncia nei confronti di un sistema che troppo spesso lascia le vittime senza risposte.
Le responsabilità delle istituzioni: un sistema che deve cambiare
Questo caso deve essere un punto di svolta. Le istituzioni hanno il dovere di garantire ambienti sicuri per i bambini, con standard di sorveglianza più elevati e protocolli chiari per prevenire situazioni simili. L'assenza di telecamere funzionanti, la mancanza di un'azione tempestiva da parte degli educatori e la gestione successiva del caso dimostrano che c'è ancora molto da fare per tutelare i più piccoli. La storia di Gabriele ha avuto risonanza nazionale grazie alla determinazione della sua famiglia e all'attenzione mediatica. Tuttavia, molti altri casi di violenza nei confronti dei bambini restano nell'ombra, senza ottenere giustizia. Ecco perché è fondamentale continuare a parlarne, sensibilizzando l'opinione pubblica e chiedendo riforme concrete.
Giustizia per Gabriele, giustizia per tutti i bambini
Il caso di Gabriele non deve essere dimenticato. La sua famiglia merita risposte, ma soprattutto merita che episodi simili non si ripetano mai più. Come comunità, dobbiamo pretendere maggiore trasparenza e responsabilità nelle istituzioni educative.
Noi di Calabria News 24 continueremo a seguire questa vicenda, dando voce a chi lotta per la giustizia. Perché ogni bambino ha diritto a crescere in un ambiente sicuro, protetto da chi ha il compito di prendersene cura.