Maxi sequestro da oltre 4,3 milioni contro esponenti legati al clan Arena
Colpiti beni immobili, terreni e società riconducibili a tre soggetti già coinvolti nell’operazione “Jonny”

I militari del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (Ico) e del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro hanno eseguito un maxi sequestro patrimoniale del valore complessivo di 4.301.590 euro, su disposizione del Tribunale di Catanzaro – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.
I provvedimenti colpiscono 23 immobili, 24 appezzamenti di terreno, quote societarie e una ditta individuale, ritenuti direttamente o indirettamente riconducibili a tre soggetti legati al clan Arena, storico gruppo di ’ndrangheta attivo a Isola di Capo Rizzuto, rientranti nella categoria dei soggetti a "pericolosità sociale qualificata".
Legami con l’operazione “Jonny” e il business dei migranti
I destinatari del sequestro erano già stati coinvolti nel 2017 nell’ambito della nota operazione “Jonny”, che ha svelato la gestione criminale di ingenti fondi pubblici destinati all’accoglienza dei migranti nel Centro Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto.
Le indagini avevano documentato l’esistenza di una “pax mafiosa” tra i principali clan crotonesi, finalizzata a spartirsi i profitti delle forniture e dei servizi al centro migranti, anche attraverso fatture false e società di comodo. L’organizzazione aveva inoltre consolidato il suo controllo nel settore delle scommesse on-line e del noleggio illecito di apparecchi per il gioco elettronico, mantenendo una posizione dominante sul territorio.
Beni sproporzionati e atti simulati
Gli accertamenti economico-patrimoniali, condotti dagli specialisti del Gico della Guardia di Finanza e coordinati dalla Dda di Catanzaro, hanno evidenziato una sproporzione tra il valore dei beni nella disponibilità dei soggetti coinvolti e i redditi ufficialmente dichiarati.
Tra i beni sequestrati figurano anche immobili ritenuti provenienti da attività illecite o frutto di reimpiego, in particolare proprietà acquisite mediante atti simulati, dietro i quali si nascondevano rapporti di natura usuraria.
Il procedimento di prevenzione è ancora in corso
I decreti di sequestro, adottati ai sensi dell’art. 20 del D.lgs. 159/2011 (Codice Antimafia), rappresentano una misura cautelare patrimoniale in attesa del contraddittorio che si terrà davanti al Tribunale di Catanzaro. L’udienza sarà finalizzata alla verifica dei presupposti per la confisca definitiva dei beni.
È importante sottolineare che la posizione processuale dei destinatari del provvedimento non è ancora definita, poiché per diversi aspetti è in corso un giudizio di rinvio davanti alla Corte d’Appello di Catanzaro, a seguito di una decisione della Corte di Cassazione.
Un sequestro che si aggiunge ad altri analoghi
Il nuovo intervento si inserisce in un più ampio quadro di azioni patrimoniali già avviate dalla Procura, che hanno portato in passato al sequestro di ulteriori beni per circa 5 milioni di euro, sempre riconducibili agli stessi circuiti criminali emersi nell’inchiesta “Jonny”.
Le operazioni confermano il ruolo strategico della Calabria nel contrasto alle economie mafiose, con particolare attenzione alla restituzione alla collettività di risorse acquisite illecitamente attraverso strumenti di infiltrazione economica e violenza.