Nicola Fiorita: il sindaco che divide Catanzaro tra promesse mantenute e fratture politiche
Un bilancio a metà mandato tra luci e ombre, tra risultati ottenuti e tensioni crescenti nella maggioranza che lo sostiene

Nicola Fiorita è arrivato al governo della città di Catanzaro nel 2022, dopo una campagna elettorale atipica per i canoni calabresi: civismo dichiarato, toni sobri, messaggi inclusivi. Il suo profilo accademico — docente universitario, figura nota nei circoli progressisti — ha rappresentato per molti un’alternativa concreta alla politica consociativa che per decenni ha dominato la città. Ma essere un’alternativa non basta. Governare, soprattutto a Catanzaro, significa mediare, contenere, accelerare, promettere e fare. E a tre anni dalla sua elezione, il bilancio appare composito.
Consensi e critiche: due facce della stessa medaglia
C’è chi lo accusa di immobilismo, di scarso decisionismo, di arroganza nel metodo e di presunzione nei toni. E c’è chi invece riconosce risultati concreti, un cambio di visione, una sobrietà istituzionale che ha ridato dignità all’amministrazione comunale. Entrambe le cose sono vere, ed è proprio nella convivenza tra questi due piani — risultati e criticità — che va letto il percorso del sindaco.
Infanzia, urbanistica e sport: i risultati concreti
Sul fronte delle realizzazioni tangibili, il primo dato rilevante riguarda gli asili nido pubblici: da uno solo si è passati a cinque, grazie ai cantieri avviati nei quartieri di Siano, Lido, Piano Casa e al finanziamento ottenuto per Cavita. Un segnale forte, anche simbolico, che restituisce centralità al tema dell’infanzia e delle famiglie. A questo si aggiunge la revisione degli oneri di urbanizzazione, rimasti congelati per quarant’anni. Fiorita ha rivendicato con orgoglio questa operazione: una scelta impopolare, ma necessaria per recuperare fondi strutturali e investire in manutenzione urbana. Anche sul fronte della riqualificazione dello Stadio Ceravolo, Fiorita ha mostrato determinazione, ottenendo oltre 10 milioni di euro da fondi regionali e PNRR e impostando un progetto in due fasi che mira a restituire alla città un impianto moderno e funzionale, senza gravare eccessivamente sull’attività sportiva della squadra e dei tifosi.
Porto e acqua: gestione delle emergenze tra metodo e lentezze
Altro tema: la gestione dell'emergenza legata ai pontili del porto, finiti sotto sequestro. Qui il sindaco ha assunto formalmente la custodia delle strutture, interfacciandosi con la magistratura, la società concessionaria Carmar, l’università e la partecipata Catanzaro Servizi. Una vicenda ancora aperta, ma gestita con metodo e una certa trasparenza istituzionale.
Tra le partite più delicate degli ultimi mesi, anche la questione dell'acqua. La città ha vissuto gravi disagi idrici a causa delle ripetute interruzioni da parte di Sorical, con centinaia di famiglie rimaste senz’acqua per giorni. Fiorita ha denunciato pubblicamente la gestione dell’azienda regionale, parlando di “interventi intempestivi e comunicazioni carenti”, e ha chiesto con forza un cambio di passo. Ma le critiche non sono mancate: per alcuni il Comune si è mosso in ritardo, per altri non ha saputo imporre il proprio peso politico nei tavoli decisionali. Un altro terreno di confronto tra chi vede un sindaco attento ai diritti dei cittadini e chi lo accusa di inefficacia operativa.
La crisi politica e l’azzeramento della Giunta
Eppure, a fronte di questi risultati, la tenuta politica dell’amministrazione ha mostrato crepe profonde. Fiorita ha azzerato la Giunta, ritirando tutte le deleghe agli assessori. Ufficialmente, per “verificare le reali e sincere disponibilità a portare avanti il programma di rinnovamento”. In realtà, il gesto ha certificato uno stato di crisi latente, legato al logoramento interno tra le sue liste civiche, il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle e i vari alleati di percorso. Tra i nomi estromessi spiccano Antonio Borelli (Bilancio), Donatella Iemma (ex vicesindaca), Lea Concolino (Ambiente), Rosario Lostumbo, Valeria Mercurio e Gianpaolo Mungo. Un terremoto che ha generato malumori trasversali e messo in discussione la capacità del sindaco di costruire una vera coesione amministrativa.
Il linguaggio del potere: comunicazione e polarizzazione
L’altra nota critica è il metodo comunicativo. Fiorita ha fatto della sua pagina Facebook uno spazio costante di intervento politico e amministrativo. Ma spesso i toni, pur eleganti, risultano paternalistici. Il sindaco tende a contrapporre “la sua verità” a quella degli oppositori o dei critici, accusandoli di rancore o strumentalizzazione. Questo ha alimentato un clima di polarizzazione, dove il dissenso viene spesso letto come sabotaggio. La sua risposta alle polemiche sulla sanità — in particolare sulla questione cardiochirurgia, pronto soccorso e Sant’Anna Hospital — si è chiusa con un messaggio rivolto al presidente Occhiuto: “Non mi interessa il campanilismo, ma Catanzaro non deve essere penalizzata”. Una posizione legittima, ma con toni che oscillano tra l’istituzionale e il conflittuale.
I limiti della visione strategica
Infine, c’è il nodo strategico: Fiorita vuole essere il sindaco della “speranza concreta”, come ha scritto dopo la celebrazione di San Vitaliano, ma la città continua a fare i conti con problemi strutturali che sfuggono alle logiche di visione. Giovani senza prospettive, quartieri abbandonati, traffico, assenza di veri luoghi pubblici per il confronto culturale. I patti educativi, i tavoli permanenti, le alleanze sociali di cui parla, restano al momento nella sfera delle intenzioni.
Un sindaco in chiaroscuro
Nicola Fiorita non è un sindaco mediocre, ma non è nemmeno il sindaco illuminato che molti avevano immaginato. È un amministratore che prova a cambiare le cose con strumenti ordinari, in un contesto straordinariamente difficile. Ha mostrato onestà, rigore, capacità progettuale. Ma ha anche alimentato tensioni, rotto equilibri, e deluso parte della sua base.
Verso il futuro: ricompattare o crollare
I prossimi due anni diranno se il sindaco riuscirà a ricompattare il suo campo, a trasformare i semi piantati in risultati visibili, e a lasciare un’impronta che vada oltre i social e i proclami.
Ma per farlo dovrà superare le resistenze crescenti che si annidano proprio nel suo campo largo: consiglieri dissidenti, ex alleati trasformati in oppositori interni, figure come Procopi, Barberio, Celia e l'intero gruppo misto che da mesi lo logora con accuse di autoreferenzialità e lentezza amministrativa. Una crisi strisciante, che non si è mai trasformata in rottura definitiva ma che mina ogni giorno la credibilità della sua leadership.
Per ora, Catanzaro resta in bilico: tra fiducia e disillusione.