Assolti gli Lsu di San Giovanni in Fiore: il fatto non sussiste
Chiude con una piena assoluzione l'inchiesta sulla presunta truffa del cartellino

Tutti assolti perché il fatto non sussiste. Si chiude con un verdetto di piena assoluzione il processo che vedeva coinvolti dieci lavoratori socialmente utili del Comune di San Giovanni in Fiore, accusati di truffa ai danni dello Stato. L’inchiesta, avviata dalla Procura di Cosenza, ruotava intorno all’ipotesi di una truffa legata alla timbratura del cartellino e alla successiva assenza ingiustificata dal luogo di lavoro.
Le accuse: dal bar alle commissioni private
Secondo la ricostruzione accusatoria, i lavoratori, dopo aver registrato la propria presenza tramite biomarcatore, si sarebbero allontanati dal posto assegnato per svolgere attività personali: tornare a casa, recarsi al bar, oppure dedicarsi ad altri impegni privati, in alcuni casi anche lavorativi. Le loro condotte, sempre secondo l’accusa, avrebbero tratto in inganno i funzionari del Comune e della Regione Calabria, portandoli a erogare compensi non dovuti.
Le tesi della difesa: nessun vincolo contrattuale
A ribaltare le ipotesi della Procura è stata la difesa, che ha dimostrato come gli imputati non avessero un vero e proprio rapporto di lavoro subordinato con l’amministrazione comunale. Mancando un contratto di dipendenza, non poteva esserci un obbligo rigido in termini di orari o prestazioni. Questa argomentazione si è rivelata determinante nel corso del dibattimento.
Il verdetto del tribunale
Nonostante la richiesta di condanna a un anno di reclusione formulata dal pubblico ministero, il Tribunale di Cosenza ha accolto in pieno le tesi difensive, assolvendo tutti gli imputati. I lavoratori sono stati difesi dagli avvocati Vincenzo Belvedere, Roberto Borrelli, Teresa Brunetti, Daniele Valentino Bozzo, Pasqualino Gallo, Emiliano Iaquinta, Salvatore Perri, Tommaso Tano ed Emilio Vaccai. Il lungo processo si conclude così con un nulla di fatto per l’accusa e una piena riabilitazione per gli imputati.