Andrea Beretta
Andrea Beretta

È una curva che parla il linguaggio della mafia e della violenza quella finita sotto processo a Milano. Il pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia, Paolo Storari, ha chiesto una condanna a 9 anni per Andrea Beretta, ex capo della Curva Nord interista e oggi collaboratore di giustizia. L'accusa è pesantissima: omicidio volontario e associazione a delinquere con aggravante mafiosa.

L’omicidio Bellocco e l’ombra della ‘ndrangheta

Il processo si concentra sull’omicidio di Antonio Bellocco, ucciso il 4 settembre 2023. Bellocco, anche lui nel direttivo della curva e appartenente a una famiglia legata alla ‘ndrangheta, sarebbe stato eliminato proprio da Beretta, secondo la Procura, in uno scontro interno per il potere tra le frange del tifo estremo. La richiesta di 9 anni tiene conto della scelta del rito abbreviato e della collaborazione dell’imputato, che ha fornito nuovi elementi anche su altri delitti.

Beretta si autoaccusa dell’omicidio Boiocchi

Nel quadro delle sue confessioni, Andrea Beretta ha anche dichiarato di essere il mandante dell’omicidio di Vittorio Boiocchi, storico capo della Nord, ucciso nel 2022. Un caso finora irrisolto che ha portato a nuove indagini e ad altri arresti. Beretta ha chiamato in causa vari ultrà, fra cui Marco Ferdico, anch’egli oggi sotto processo con l’accusa di far parte dell’associazione mafiosa.

Un direttivo criminale: dieci richieste di condanna

La Procura, guidata da Marcello Viola, ha avanzato dieci richieste di condanna nei confronti di altrettanti esponenti della Curva Nord, delineando una rete criminale radicata negli spalti di San Siro. Tra queste: Marco Ferdico: 8 anni; Renato Bosetti: 5 anni; Giuseppe Caminiti: 7 anni (ritenuto vicino alla 'ndrangheta); Gianfranco Ferdico (padre di Marco): 6 anni e 8 mesi; Christian Ferrario: 7 anni (custode dell’arsenale della curva); Francesco Intagliata: 7 anni e 4 mesi; Mauro Nepi e Matteo Norrito: 6 anni e 8 mesi ciascuno e Debora Turiello: 5 anni, unica donna imputata, accusata di aver gestito la “cassa nera” della curva e il business dei biglietti.

Secondo le indagini, proprio dalla gestione dei ticket – ottenuti con pressioni verso il club nerazzurro e poi rivenduti – sarebbe emerso un sistema estorsivo parallelo al tifo.

Riti abbreviati, libertà vigilata e sentenza imminente

Il processo, che si svolge davanti alla gup Chiara Valentina Mongiardo nell’aula bunker di San Vittore, dovrebbe concludersi il 17 giugno con la sentenza. Per alcuni imputati, come Luca Lucci (ultrà della Sud rossonera) e Marco Ferdico, è stata richiesta anche la libertà vigilata di 4 anni come misura successiva all’espiazione della pena.

Dallo stadio al crimine: il volto oscuro del tifo organizzato

L’inchiesta della Ddda milanese svela una realtà drammatica: quella di una tifoseria che ha smesso da tempo di occuparsi di calcio e che, dietro i cori e le bandiere, gestiva armi, estorsioni, alleanze con la criminalità organizzata e omicidi. In attesa della sentenza, una cosa è certa: le curve di San Siro non saranno più le stesse.