Antonio Dragone
Antonio Dragone

La ‘ndrina Dragone rappresenta una delle realtà più emblematiche del sistema ‘ndranghetista calabrese: dal cuore della Piana di Cutro alla penetrazione criminale verso le regioni settentrionali. Una cosca che, tra faide, alleanze e affari mafiosi transregionali, continua a esercitare potere e influenza, sfidando le autorità con una presenza capillare sul territorio.

Origini e radicamento in Calabria

La cosca Dragone è una ‘ndrina ‘ndranghetista originaria di Cutro, alleata con i Mannolo di San Leonardo e gli Arena di Isola Capo Rizzuto. Il clan opera nella provincia di Crotone, mantenendo influenza criminale in ambiti come narcotraffico, estorsione e controllo del territorio. Formalmente a capo della cosca è stato per anni Antonio Dragone, figura centrale nella gestione mafiosa locale.

Tensioni e faide: contrasto con i Grande Aracri

Il clan Dragone è entrato in conflitto aperto con la potente famiglia dei Grande Aracri, che dal locale di Cutro tentò di soppiantarlo. Il confronto sfociò in una guerra per il controllo territoriale culminata nell’uccisione, nel 2004, del boss Antonio Dragone. Il confronto tra le cosche Dragone‑Arena e Grande Aracri‑Nicoscia diede luogo a numerose vittime nel territorio sia calabrese che in Emilia‑Romagna.

Espansione settentrionale: Mantova ed Emilia Romagna

A partire dagli anni ‘80, esponenti del clan si trasferirono al Nord, dando vita a insediamenti stabili soprattutto in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. L’inchiesta "Sisma" ha recentemente documentato come la cosca Dragone abbia favorito una rete di corruzione e frode sui fondi per la ricostruzione post-terremoto anche verso Mantova: decine sono gli indagati accusati di concussione, corruzione e intestazione fittizia di società con l’aggravante mafiosa.

Struttura criminale e operatività

La cosca Dragone si configura come una famiglia mafiosa caratterizzata da legami di sangue e relazioni funzionali intercomplesse. Opera attraverso locali autonomi, spesso con alleanze strategiche con clan come gli Arena e i Mannolo. Il potere mafioso si esercita sia con la violenza che attraverso attività economiche e infiltrazioni istituzionali.

Un fenomeno nazionale, saldo su Calabria e Nord Italia

La storia della cosca Dragone racconta come la ‘ndrangheta calabrese abbia saputo espandersi oltre confine regionale, impiantando il proprio controllo nelle regioni settentrionali italiane. Il suo coinvolgimento in indagini di corruzione istituzionale evidenzia la pervasività di un’organizzazione mafiosa capace di operare in più territori con metodologie criminali sofisticate.