botulino analisi
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La Calabria è stata recentemente scossa da episodi di intossicazione da botulino, che hanno riportato all’attenzione dell’opinione pubblica i rischi legati a questa tossina. Solo poche settimane fa, infatti, diversi pazienti erano stati ricoverati a Cosenza dopo aver consumato alimenti contaminati, per poi essere dimessi dopo giorni di apprensione e cure specialistiche.  Leggi l’articolo sul caso.

Oggi la cronaca trova un legame diretto con la scienza internazionale: un gruppo di ricercatori dell’Università di Stoccolma ha annunciato una scoperta destinata a rivoluzionare la conoscenza del botulino. Per la prima volta è stato osservato, grazie a una tecnica di imaging all’avanguardia, il complesso proteico che accompagna la tossina nell’organismo, aiutandola a superare le barriere intestinali e a diffondersi nel corpo.

Il veleno più potente al mondo

La tossina botulinica, prodotta dal batterio Clostridium botulinum, è considerata il veleno più pericoloso esistente: un milione di volte più letale del veleno di cobra. È la responsabile del botulismo, una malattia rara che paralizza le giunzioni neuro-muscolari e che può avere esiti fatali, come dimostrano i casi emersi in Italia e in Calabria. Allo stesso tempo, la tossina è largamente impiegata in campo medico e cosmetico, dal trattamento dell’emicrania cronica fino alla riduzione delle rughe.

La scoperta di Stoccolma

“In natura la tossina non viaggia da sola, ma all’interno di un complesso proteico formato da 14 unità, che la proteggono durante il passaggio nell’apparato digerente”, ha spiegato Pal Stenmark, professore di neurochimica all’Università di Stoccolma. Questo complesso è lo stesso presente nel farmaco NeuroBloc, strettamente collegato al più noto Botox.

Il team di ricerca è riuscito a visualizzare per la prima volta l’intera struttura, utilizzando la criomicroscopia elettronica, tecnica premiata con il Nobel. Grazie al congelamento rapido delle molecole e alla ricostruzione in 3D, è stato possibile ottenere immagini con una risoluzione quasi atomica.

Nuove prospettive terapeutiche

Il risultato apre a nuove possibilità: comprendere nel dettaglio la struttura e il comportamento del complesso proteico significa poter studiare metodi più efficaci per neutralizzare la tossina, ma anche sfruttarne i meccanismi per nuovi usi terapeutici.

Una scoperta che non riguarda solo i laboratori internazionali ma che, alla luce dei recenti episodi in Calabria, ci ricorda l’urgenza di una maggiore consapevolezza sui rischi e sulle opportunità legate al botulino.