I De Stefano: la famiglia che ha riscritto il potere criminale a Reggio Calabria
Dalla conquista del territorio negli anni ’70 alle infiltrazioni nei cantieri e negli appalti pubblici, la cosca De Stefano ha rappresentato per decenni il volto moderno e imprenditoriale della 'ndrangheta

Il nome De Stefano emerge con forza nella scena criminale calabrese a partire dagli anni ’70, nel quartiere Archi di Reggio Calabria. In un contesto dominato da equilibri mafiosi tradizionali, la famiglia sceglie di sfidare le gerarchie storiche della ‘ndrangheta, puntando al controllo delle attività più redditizie come il contrabbando, l’edilizia e soprattutto il traffico di droga.
La prima guerra di 'ndrangheta
Per raggiungere i propri obiettivi, la cosca De Stefano non esita a ricorrere allo scontro. La prima guerra di ‘ndrangheta, durata diversi anni, insanguina Reggio Calabria con decine di morti. I De Stefano si alleano con clan emergenti e riescono a sconfiggere i vecchi capi, aprendo una nuova stagione di dominio.
La leadership di Paolo De Stefano
A guidare l’ascesa è Paolo De Stefano, figura centrale nella storia della famiglia. Abile nel combinare forza militare e logica imprenditoriale, Paolo trasforma la cosca in un’organizzazione moderna, capace di gestire affari illeciti con metodi manageriali. Sotto la sua leadership, la famiglia consolida legami con altri clan e costruisce una rete di alleanze che attraversa l’Italia.
La seconda guerra e la riorganizzazione
La morte di Paolo De Stefano, avvenuta nel 1985 in un agguato, scatena un secondo sanguinoso conflitto interno. La seconda guerra di mafia vede coinvolte diverse cosche reggine e provoca centinaia di vittime. Alla fine del conflitto, i De Stefano, pur indeboliti, riescono a mantenere un ruolo di rilievo all’interno della nuova struttura mafiosa unificata.
Dal controllo militare all’infiltrazione economica
Nei decenni successivi, la cosca cambia volto. Si passa da un controllo diretto e violento del territorio a una strategia più raffinata: infiltrazione nel mondo degli affari, degli appalti pubblici, dell’imprenditoria. I De Stefano scompaiono progressivamente dai riflettori, ma non perdono influenza, la nuova parola d’ordine è discrezione.
Un’eredità ancora presente
Il nome De Stefano non compare più con la stessa frequenza nelle cronache, ma resta sinonimo di potere mafioso. Le inchieste e gli arresti hanno colpito duramente la struttura, ma il sistema costruito nel tempo ha lasciato un’eredità resistente, in grado di rigenerarsi.
Una sfida ancora aperta
La vicenda della famiglia De Stefano dimostra quanto la ‘ndrangheta sia capace di adattarsi e penetrare nel tessuto sociale ed economico. Non è solo una questione di violenza, ma di consenso, relazioni e mimetismo. Ed è proprio su questo terreno che si gioca oggi la sfida più difficile: quella tra legalità e un sistema che, pur ferito, continua a esercitare il proprio potere nell’ombra.