Il paradosso di fine anno: la fragile tensione tra inflazione lenta e tassi elevati
Mercati prudenti e segnali contrastanti: l’Europa chiude il 2025 tra rallentamento economico, inflazione in calo e costi del denaro ancora troppo alti
Il mese di dicembre si apre con una nota di cautela sui mercati europei. L'andamento recente del Ftse Mib e le oscillazioni di titoli sensibili mostrano che, nonostante l'avvicinarsi delle festività, i mercati finanziari sono ben lontani dall'essere sereni. Il vero punto di frizione, però, non è la volatilità di Borsa, ma un delicato paradosso che sta definendo la fase economica attuale: la convivenza tra un’inflazione in netta frenata e un costo del denaro che rimane ostinatamente alto.
L’inflazione rallenta ma la crescita si ferma
I dati recenti ci dicono che l’economia italiana e dell'Eurozona avanza al rallentatore, con una crescita del Prodotto Interno Lordo (Pil) che nel terzo trimestre 2025 si è quasi bloccata, attestandosi su valori prossimi allo zero. Contemporaneamente, l'inflazione – la corsa dei prezzi – sta rientrando più velocemente del previsto, scendendo in Italia all’1,2% a novembre.
Questo scenario, per quanto apparentemente positivo (meno aumento dei prezzi), nasconde una forte preoccupazione: la stretta monetaria operata dalle Banche Centrali (la Bce in Europa e la Fed negli Stati Uniti) sta funzionando, ma al prezzo di una potenziale paralisi della crescita. Il rischio non è solo quello di un rallentamento, ma di un prolungato stallo economico.
La “narrativa del pivot” e l’attesa dei mercati
Tutta l'attenzione dei mercati è ora focalizzata sulla "narrativa del pivot", ovvero sull'atteso momento in cui le Banche Centrali decideranno di invertire la rotta e iniziare a tagliare i tassi di interesse. Il basso dato di inflazione spinge in questa direzione.
Tuttavia, il pericolo è che questa attesa sia eccessivamente ottimistica. Se le Banche Centrali dovessero cedere troppo presto alla pressione, tagliando i tassi mentre l'inflazione core – quella più difficile da sradicare, che esclude energia e alimentari – è ancora forte, si rischierebbe di dover fare marcia indietro in futuro. Un taglio prematuro potrebbe riaccendere l'aumento dei prezzi, costringendo a nuove e dolorose manovre restrittive.
Tassi elevati e impatto sull’economia reale
Per l'investitore e per l'economia reale, il nodo cruciale rimane il tempo. Un periodo prolungato di tassi alti, anche in assenza di ulteriori rialzi, continua a pesare enormemente sul costo dei mutui, sul rifinanziamento dei debiti aziendali e sulla fiducia generale. L'illusione di una discesa rapida e indolore dei tassi potrebbe indurre a scommesse rischiose su settori troppo indebitati.
La prudenza come bussola per il nuovo anno
In un contesto così incerto, la strategia vincente per chi opera sui mercati non può che essere la prudenza selettiva. L'attenzione deve spostarsi dalla crescita sfrenata alla qualità dei bilanci, privilegiando quelle aziende che hanno flussi di cassa solidi e che non sono schiacciate dal peso di alti debiti. L'attuale fase di mercato richiede discernimento: la stabilità non è ancora garantita, e la vera abilità risiede nel saper navigare tra i segnali di rallentamento e le speranze di ripresa, evitando le trappole dell’ottimismo ingiustificato.