Cosenza, città fragile: allarme salute mentale tra i giovani
Ogni giorno un tentativo di suicidio al Pronto soccorso dell’Annunziata. Il Centro di salute mentale è saturo, mancano medici e le risposte non arrivano

Solo pochi giorni fa, la cronaca cosentina è stata scossa dal gesto disperato di un uomo con evidenti disturbi psichici. Prima ha minacciato di darsi fuoco in una stazione di servizio del centro città, poi, poche ore dopo, si è presentato alla caserma dei carabinieri Grippo con una molotov artigianale. È stato arrestato, ma i militari lo hanno fatto con la consapevolezza che quell’uomo era in guerra con qualcosa di molto più grande: i suoi demoni interiori.
Ogni giorno una richiesta d’aiuto: i numeri della sofferenza
Oggi, da quell’episodio, emerge un quadro ancora più allarmante. A parlare è il personale ospedaliero, che racconta di una realtà quotidiana fatta di dolore sommesso e richieste d’aiuto sempre più frequenti. Al Pronto Soccorso dell’ospedale Annunziata arriva almeno un caso al giorno di tentato suicidio. E ciò che colpisce di più è che molti di questi casi riguardano giovani, spesso minorenni, che non trovano risposte altrove.
Arrivano con storie di amori finiti, lutti mai superati, ansie paralizzanti, pensieri cupi. Ma soprattutto arrivano soli, senza famiglia, senza un supporto scolastico, senza un sistema capace di intercettare in tempo il loro disagio.
Un sistema in crisi che risponde con una pacca sulla spalla
Di fronte a questo dramma, i medici e gli infermieri fanno ciò che possono. Ma non sono psichiatri, non sono psicologi. Possono solo somministrare un tranquillante, provare a parlare, consigliare una terapia e poi rimandare quei ragazzi a casa. In molti casi, tutto si conclude con un abbraccio o una pacca sulla spalla. Troppo poco, se si pensa che in gioco c’è una vita.
Il Centro di Salute Mentale dell’area urbana è al collasso: pieno di pazienti e vuoto di medici. La richiesta supera ampiamente l’offerta e nell’hinterland cosentino non esiste un servizio assistenziale duraturo e continuativo per chi ha bisogno.
L’ascolto non basta più. Serve una risposta concreta
Non basta più ascoltare. Non basta più dire che il disagio giovanile è in aumento. Serve un intervento strutturale, urgente, per rimettere mano alla rete della salute mentale. Servono fondi, professionisti, strutture. Servono luoghi dove chi sta male possa essere accolto e non solo gestito nell’emergenza.
Cosenza è oggi una città che racconta una fragilità profonda, che attraversa le strade, i bar, le scuole, e arriva ogni giorno all’ingresso dell’ospedale. E se nessuno farà qualcosa, saranno sempre di più le anime fragili destinate a spezzarsi nel silenzio.