Omicidio di Giovanni Mileto, vittima innocente della violenza mafiosa
Il 7 novembre 1987 a Cittanova viene ucciso un operaio intento a prestare soccorso
Il 7 novembre 1987, a Cittanova, provincia di Reggio Calabria, Giovanni Mileto, operaio cinquantasettenne che prestava servizio come caposquadra cantonieri, viene assassinato in un agguato mafioso: colpito da un fucile a pallettoni, mentre si trovava in un’auto dove era presente anche un giovane diciannovenne, rimasto ferito. L’agguato era diretto a un altro uomo, ma Mileto pagò con la vita per essere nel luogo sbagliato al momento sbagliato.
Una vita al lavoro, una morte senza colpa
Mileto non era coinvolto in alcuna attività criminale né faceva parte di contesti mafiosi. La sua uccisione rientra nella drammatica categoria delle vittime innocenti della ’ndrangheta: persone colpite non per una loro scelta, ma per la semplice presenza nel mirino di un agguato. Il suo sacrificio assume un valore particolare perché testimonia quanto la violenza mafiosa possa ferire chiunque si trovi per caso, portando con sé il peso del cordoglio e della memoria collettiva.
Memoria, riconoscimento e l’esempio civile
Negli anni a seguire l’omicidio di Mileto è stato inserito negli elenchi delle vittime della criminalità organizzata, affinché la sua storia non venga sommersa dal tempo. Il ricordo della sua morte diventa parte integrante della riflessione su legalità, giustizia e impegno civile. Onorare la sua memoria significa riconoscere non solo il dolore individuale ma anche la responsabilità sociale: ricordare che ogni vita spezzata da violenza mafiosa è una ferita nell’intera comunità.