Il bilancio di previsione 2026 2028 presentato dalla Giunta regionale finisce nel mirino del Movimento 5 Stelle. La capogruppo in Consiglio regionale Elisa Scutellà esprime un giudizio fortemente critico, accusando il presidente Roberto Occhiuto di essere più concentrato sulle proprie ambizioni politiche che sulle reali priorità della Calabria. Secondo Scutellà, il documento approvato dall’esecutivo regionale non rappresenta uno strumento di scelte strategiche, ma un atto di amministrazione vincolata, povero di visione e incapace di indicare una direzione chiara per lo sviluppo del territorio.

Una Regione che vive di trasferimenti

Nel merito, la capogruppo del M5S sottolinea come il bilancio fotografi una Calabria che si regge prevalentemente su trasferimenti statali e fondi europei, utilizzati senza una pianificazione efficace per favorire crescita economica, occupazione e riduzione delle disuguaglianze. I margini di autonomia della Regione, a suo avviso, risultano quasi inesistenti. La manovra complessiva, pari a circa 7,4 miliardi di euro, lascia ben poco spazio alle scelte politiche, una volta sottratte le spese obbligatorie.

Sanità assorbe risorse ma non migliora i servizi

Oltre il 60 per cento del bilancio regionale, circa 4,5 miliardi di euro, è assorbito dal comparto sanitario. Una cifra imponente che, secondo Scutellà, non si traduce però in servizi adeguati per i cittadini. I dati richiamati parlano di un paziente su quattro costretto a curarsi fuori regione, di una prevenzione ai minimi storici e di reparti ospedalieri che continuano a soffrire gravi carenze strutturali e di personale. A ciò si aggiungono le recenti criticità sulla disponibilità di farmaci salvavita per pazienti oncologici e trapiantati, definite allarmanti.

Trasporti e mobilità restano un nodo irrisolto

Forti perplessità vengono espresse anche sul fronte dei trasporti. Scutellà interroga direttamente l’assessore Gallo, evidenziando come agli annunci di investimenti miliardari non corrispondano risultati tangibili sul territorio. La mobilità lungo la costa jonica viene definita lenta e inadeguata, mentre le aree interne continuano a rimanere isolate. Scelte infrastrutturali come la Bretella di Sibari e l’esclusione del Nodo di Tarsia vengono indicate come esempi di una visione che non ascolta i territori e non contribuisce a ridurre i divari.

Aree interne e turismo ai margini

Nel bilancio, secondo il M5S, anche turismo e aree interne ricevono risorse marginali. Molte opere pubbliche ritenute fondamentali restano bloccate, alimentando la sensazione di abbandono dell’entroterra calabrese. Il ponte di Longobucco, a oltre due anni dal crollo, viene citato come simbolo di una politica fatta di promesse e passerelle, ma priva di risposte concrete per le comunità locali.

Lavoro, Comuni e il nodo del Tfr

Preoccupazione viene espressa anche per le politiche occupazionali e per il futuro dei piccoli Comuni. Il bilancio, secondo Scutellà, dice poco sul lavoro e non offre certezze ai lavoratori legati ai progetti del Pnrr, che rischiano di essere mandati a casa con un ulteriore impoverimento degli enti locali. Critiche vengono rivolte anche alla legge 131 del 2025, ritenuta penalizzante per i comuni montani e per le aree interne. A questo si aggiunge la questione dei lavoratori dei consorzi di bonifica, che attendono ancora il riconoscimento del Tfr, definito un diritto negato nonostante le promesse elettorali.

L’allarme sull’autonomia differenziata

Nelle conclusioni, la capogruppo del Movimento 5 Stelle lancia un monito sull’autonomia differenziata. A suo giudizio, il bilancio dimostra quanto la Calabria sia fragile e dipendente da risorse esterne, una condizione che renderebbe l’autonomia non un’opportunità, ma una vera e propria condanna. Scutellà ribadisce che la Regione ha bisogno non solo di conti in ordine, ma di politiche coraggiose, capaci di restituire servizi, diritti e prospettive di sviluppo, contrapponendo questa visione a quella che definisce una gestione attenta più ai salotti del potere che ai bisogni reali dei calabresi.