Strage di Razzà del 1977: una ferita ancora aperta nella storia della Calabria
Il sanguinoso episodio mafioso che sconvolse Taurianova e cambiò per sempre la percezione della ‘ndrangheta

Era il 1° aprile del 1977 quando la frazione Razzà di Taurianova, nel cuore della piana di Gioia Tauro, fu teatro di uno dei più sanguinosi episodi di violenza mafiosa nella storia della Calabria. La cosiddetta “Strage di Razzà”, conosciuta anche come “Strage del Venerdì Santo” per il giorno in cui si consumò, rappresentò uno spartiacque nella percezione collettiva della presenza criminale della ‘ndrangheta nel territorio.
Quella sera, poco prima delle 20, un commando di killer armati fino ai denti irruppe nel circolo ricreativo del piccolo centro, frequentato abitualmente dai cittadini del luogo. Gli uomini aprirono il fuoco senza esitazione, uccidendo barbaramente quattro persone. Le vittime furono: Giuseppe Giovinazzo, 59 anni, ex consigliere comunale e considerato vicino agli ambienti politici locali; Rocco Giovinazzo, 23 anni, figlio di Giuseppe; Vincenzo Militano, 35 anni, e Francesco De Masi, 58 anni, entrambi cittadini di Razzà senza alcun collegamento diretto alla criminalità organizzata.
Le origini di un massacro annunciato
La strage non fu un episodio casuale né isolato. Arrivò nel mezzo di una cruenta faida interna ai clan della zona, caratterizzata da violente lotte di potere per il controllo del territorio. In quegli anni, la ‘ndrangheta aveva già consolidato la sua presenza nella Piana di Gioia Tauro, infiltrandosi profondamente nelle dinamiche sociali, economiche e politiche della regione. L’agguato fu interpretato dagli inquirenti come una risposta brutale e simbolica rivolta a chiunque tentasse di opporsi o anche solo di rimanere estraneo agli equilibri mafiosi imposti dai clan locali.
Le indagini che seguirono l’attentato non portarono a risultati immediati. L’omertà, la paura e una diffusa sfiducia nei confronti delle istituzioni frenarono ogni tentativo di fare luce sulla dinamica e sulle responsabilità del massacro. Per anni, le famiglie delle vittime chiesero giustizia, senza mai ottenerla pienamente. Solo con il passare del tempo, alcuni collaboratori di giustizia iniziarono a parlare, offrendo squarci importanti di verità sulla sanguinosa realtà di quei giorni.
L’eredità di Razzà e la memoria che resiste
La strage di Razzà, a distanza di quasi mezzo secolo, rappresenta ancora oggi una delle pagine più oscure e dolorose della storia calabrese recente. Nonostante il tempo trascorso, la memoria di quel tragico evento non è mai sbiadita nella comunità locale e in tutta la regione. Ogni anno, il 1° aprile, Taurianova ricorda le vittime con commemorazioni e iniziative per riaffermare l’importanza della lotta alla criminalità organizzata.
La vicenda, inoltre, ha segnato profondamente la coscienza civile dei calabresi, rappresentando un simbolo tragico delle conseguenze dell’indifferenza e dell’omertà. Oggi, più che mai, ricordare Razzà significa anche rinnovare l’impegno collettivo nella difesa della legalità e nella costruzione di una società capace di resistere all’oppressione mafiosa attraverso la memoria, la consapevolezza e il coraggio civile.
La strage di Razzà, dunque, resta impressa nella storia non soltanto come episodio di cronaca nera, ma soprattutto come monito permanente contro il silenzio e la rassegnazione, a favore di un cambiamento sociale ancora da completare.