Operazione "Cripto": Mercoledì l'udienza per Roberto Porcaro
Al centro del processo la presunta leadership di Porcaro in un'associazione criminale attiva tra Calabria, Puglia e Sicilia. La difesa contesta l'identificazione e le accuse risalenti al 2017-2019.

La figura di Roberto Porcaro, difeso dall'avvocato Mario Scarpelli, continua a far parlare di se. Ma andiamo per gradi ricordando chi è Roberto Porcaro.
Operazione "Cripto"
Roberto Porcaro
Roberto Porcaro è un noto esponente della criminalità organizzata cosentina, considerato il reggente del clan degli "italiani" federato con quello degli "zingari". La sua ascesa criminale è stata caratterizzata da una stretta collaborazione con figure di spicco della 'ndrangheta locale, tra cui Francesco Patitucci, riconosciuto come il vertice dell'associazione. Nel corso della sua carriera, Porcaro ha avuto un ruolo centrale nelle dinamiche della 'ndrangheta cosentina, gestendo attività illecite come il traffico di stupefacenti e le estorsioni. Nel 2023, ha iniziato una collaborazione con la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, fornendo dettagli sulle operazioni interne dell'organizzazione e sui ruoli dei vari membri. Tuttavia, dopo pochi mesi, ha interrotto la collaborazione, dichiarando di aver fornito informazioni false e ritrattando le sue precedenti dichiarazioni. Nel febbraio 2024, a seguito delle sue attività criminali, Porcaro è stato sottoposto al regime detentivo speciale del 41 bis nel carcere di Terni. Questo provvedimento è stato adottato per limitare le sue comunicazioni con l'esterno e prevenire ulteriori attività illecite. Le vicende di Roberto Porcaro evidenziano le complesse dinamiche interne alla 'ndrangheta cosentina e le sfide affrontate dalle autorità nel contrastare le attività delle organizzazioni criminali nella regione.
Ritorniamo ai giorni nostri, abbiamo sentito telefonicamente il legale di Porcaro che ci ha informato sulla prossima udienza legata all'operazione denominata "Crypto" avviata nel settembre 2021 dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, portando all'arresto di 57 persone accusate di far parte di una rete internazionale dedita al traffico di cocaina.

Prossima udienza operazione "Cripto"
Mercoledì 22 gennaio presso il tribunale di Reggio Calabria verrà discussa la posizione di Roberto Porcaro che viene ritenuto promotore, organizzatore e finanziatore di un' associazione operante in provincia di Reggio Calabria, presumibilmente Rosarno, con ramificazione in Puglia e in Sicilia, sembrerebbe che la sua egemonia arrivi anche ad Amantea, sul tirreno cosentino. I suoi presunti crimini risalirebbero al 2017 - 2019 anno del suo arresto.
L'avvocato Scarpelli nella sua memoria difensiva, sottolinea come tale ricostruzione sia "inverosimile" perchè Porcaro era già promotore di un'altra associazione criminale, in più sempre secondo il legale ci sarebbero dubbi sulla sua effettiva identificazione.
Operazione "Cripto"
L'operazione "Crypto" è stata avviata nel settembre 2021 dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Reggio Calabria, portando all'arresto di 57 persone accusate di far parte di una rete internazionale dedita al traffico di cocaina. Tra gli arrestati figura Roberto Porcaro, ritenuto un esponente di spicco della criminalità organizzata cosentina. Nel novembre 2022, durante il processo con rito abbreviato, la DDA ha richiesto per Porcaro una condanna a 20 anni di reclusione. Nel marzo 2023, il Giudice per l'Udienza Preliminare (GUP) di Reggio Calabria ha emesso la sentenza, condannando Porcaro a 20 anni di carcere, confermando l'impianto accusatorio della procura. Successivamente, nel settembre 2024, durante il processo d'appello, il sostituto procuratore generale Vincenzo Luberto ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado per Porcaro e altri imputati. L'operazione "Crypto" ha evidenziato le connessioni tra le cosche della 'ndrangheta reggina e quelle cosentine, sottolineando il ruolo di Porcaro nel traffico di stupefacenti tra le due province.
Operazione "Testa di serpente"
L'operazione "Testa del Serpente" è stata condotta nel dicembre 2019 dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Catanzaro, con l'obiettivo di smantellare le principali cosche di 'ndrangheta operanti a Cosenza, note come i clan degli "italiani" e degli "zingari". Tra i destinatari dei provvedimenti di fermo figurava Roberto Porcaro, ritenuto il reggente del clan degli "italiani" e considerato il braccio destro di Francesco Patitucci. Le accuse mosse agli indagati includevano omicidio, estorsione, usura, detenzione abusiva di armi e spaccio di sostanze stupefacenti, tutti reati aggravati dal metodo mafioso. Nel luglio 2023, il Tribunale di Cosenza ha emesso le sentenze di primo grado per gli imputati coinvolti nell'operazione "Testa del Serpente". Roberto Porcaro, avendo scelto il rito abbreviato, è stato condannato a 11 anni e 8 mesi di reclusione. Successivamente, nel marzo 2024, durante il processo d'appello, le difese hanno richiesto l'escussione di Porcaro, che nel frattempo aveva intrapreso e poi interrotto un percorso di collaborazione con la giustizia. Tuttavia, la Corte ha ritenuto non indispensabile la sua testimonianza, considerando sufficiente il quadro probatorio già acquisito. L'operazione "Testa del Serpente" ha rappresentato un momento cruciale nel contrasto alla 'ndrangheta cosentina, evidenziando l'esistenza di una confederazione tra i clan degli "italiani" e degli "zingari" e portando alla luce le dinamiche criminali che caratterizzavano il territorio.