Con un saluto in arbëreshë, la lingua antica tramandata da secoli a Lungro, Antonio ha portato nella cucina di MasterChef Italia un frammento autentico della sua storia e delle sue origini. Calabrese e appartenente alla minoranza linguistica albanese insediatasi nel Quattrocento, ha trasformato la sua partecipazione in un’occasione per raccontare la ricchezza culturale e gastronomica della sua comunità, simbolo di integrazione e tradizione viva.

La dromsa, piatto di memoria e creatività


La “dromsa”, che un tempo nasceva dal recupero degli scarti della farina, è diventata nel suo piatto una proposta elegante e contemporanea, arricchita con crema di broccoli, baccalà e peperone crusco. Un equilibrio tra semplicità e sapore, capace di evocare la cucina povera calabrese e l’ingegno di chi, anche con poco, sapeva creare gusto e identità.

Il giudizio dei maestri e la sfida che continua


Se Chef Cannavacciuolo ha espresso qualche riserva sull’eccessiva sapidità, Locatelli e Barbieri hanno invece riconosciuto il valore culturale e la forza espressiva del piatto. Con due sì convinti, Antonio ha ottenuto il grembiule grigio e la possibilità di proseguire nella competizione. Un risultato che, oltre al talento individuale, porta sullo schermo nazionale la voce di Lungro e delle sue tradizioni, unendo ancora una volta storia, territorio e passione per la buona cucina.