Il carcere di Paola
Il carcere di Paola

Un’operazione massiccia, condotta con determinazione e professionalità, ha portato alla luce un preoccupante arsenale all’interno della Casa circondariale di Paola, in provincia di Cosenza. Nel corso di una perquisizione straordinaria, alla quale hanno partecipato oltre 60 agenti della Polizia penitenziaria, sono stati sequestrati cinque telefoni cellulari, numerosi cavetti Usb, caricabatterie, armi rudimentali e altri strumenti atti ad offendere. L’intervento, programmato con attenzione e supportato anche da personale proveniente da altri istituti penitenziari, ha rappresentato un momento di forte contrasto alla criminalità interna alle carceri.

Il commento del Sappe: “Lo Stato non arretra”

A sottolineare l’importanza dell’operazione è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe), che in una nota ha parlato di un'azione “decisa e necessaria per ristabilire un chiaro segnale di legalità”.

“Un duro colpo inferto alla criminalità e un segnale forte: lo Stato non arretra”, è il commento netto del Sappe, che ha lodato l’intervento come esempio di efficienza e impegno da parte del personale in divisa.

La sinergia tra istituti e il ringraziamento agli agenti

Secondo Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe, e Francesco Ciccone, segretario regionale, l’operazione è stata resa possibile proprio grazie alla sinergia tra agenti di Paola e colleghi giunti da altri penitenziari.

“Esprimiamo apprezzamento e gratitudine ai colleghi per l'eccellente lavoro svolto. Nonostante la cronica carenza di organico, la Polizia penitenziaria continua a garantire ordine, sicurezza e legalità”, hanno dichiarato.

L’appello per potenziare l’organico

Ma l’allarme lanciato dal sindacato non si ferma qui. Il Sappe evidenzia la necessità urgente di potenziare il personale in servizio.

“È necessario incrementare l'organico al più presto, perché non si può continuare a garantire sicurezza in queste condizioni: servono rinforzi subito”, concludono Durante e Ciccone.

Un segnale forte, ma servono interventi strutturali

L’operazione nel carcere di Paola accende nuovamente i riflettori sulle condizioni di sicurezza nelle strutture penitenziarie italiane e sul problema strutturale della carenza di personale, che da anni penalizza il lavoro della Polizia penitenziaria. Un lavoro spesso silenzioso, ma essenziale per la tenuta dello Stato di diritto.