Sanitari in ospedale
Sanitari in ospedale

La sanità calabrese si trova in uno stato di emergenza cronica, vittima di inefficienze strutturali e di una gestione politica che, per anni, ha trasformato questo settore cruciale in un "bancomat" per fini clientelari. Gli episodi di malasanità, troppo frequenti per essere ignorati, confermano come il diritto alla salute in questa regione sia ancora un miraggio. Le proteste dei cittadini, sempre più numerose, stanno portando alla luce una situazione insostenibile, spingendo molte persone ad avviare iniziative per denunciare pubblicamente le gravi condizioni in cui versano gli ospedali calabresi.

Carenze non solo nei servizi di emergenza

Gli ospedali calabresi presentano carenze che non riguardano solo i servizi di emergenza. Strutture fatiscenti, attrezzature obsolete e personale insufficiente sono ormai la norma. La cronica mancanza di specialisti e la chiusura di interi reparti costringono molti cittadini a spostarsi fuori regione per ricevere cure adeguate. La situazione è aggravata da un’organizzazione sanitaria che sembra non essere mai stata concepita per rispondere alle reali esigenze del territorio. I recenti episodi di malasanità, che hanno visto ambulanze arrivare senza medico a bordo o interventi tardivi che si sono trasformati in tragedie, sono solo la punta dell’iceberg. Ogni giorno, la mancanza di risorse umane e tecnologiche compromette la qualità e la tempestività delle cure. Questa condizione è il risultato di decenni di mala gestione, in cui la politica ha sistematicamente preferito il clientelismo alla programmazione e al bene comune.

Le aree interne della regione continuano a essere abbandonate

La gestione della sanità in Calabria è nelle mani del presidente della Regione, Roberto Occhiuto, che ricopre anche il ruolo di commissario. Sebbene abbia ereditato una situazione già drammatica, il suo operato non ha ancora prodotto i risultati sperati. Le promesse di rilancio del sistema sanitario regionale si sono scontrate con la realtà di un sistema che continua a collassare. Le assunzioni di personale sono rimaste limitate, le liste d’attesa interminabili e le aree interne della regione continuano a essere abbandonate a sé stesse. Invece di puntare su interventi strutturali e riforme profonde, la politica regionale sembra concentrata su strategie di comunicazione che poco incidono sulla realtà dei cittadini.

Non è un mistero che la sanità calabrese sia stata per decenni un bacino di voti e di risorse per il sistema politico. Assunzioni clientelari, gestione opaca dei fondi e nomine pilotate sono state le regole di un gioco che ha impoverito il sistema e sottratto risorse alla collettività. Questo approccio ha reso impossibile qualsiasi forma di pianificazione, impedendo la costruzione di un sistema sanitario capace di rispondere alle esigenze della popolazione.

I cittadini calabresi hanno raggiunto il limite

Dopo anni di silenzio e rassegnazione, i cittadini calabresi sembrano aver raggiunto il limite. Le proteste, le denunce pubbliche e le iniziative dal basso stanno aumentando, chiedendo a gran voce un intervento deciso delle istituzioni regionali e nazionali. La malasanità non è solo una questione tecnica, ma un problema sociale che mina uno dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione. La Calabria ha bisogno di un piano straordinario che non si limiti a tamponare le emergenze, ma affronti finalmente le cause strutturali della crisi sanitaria. Servono assunzioni di personale qualificato, investimenti per ammodernare le strutture e una revisione completa del sistema di gestione delle risorse.

La politica, regionale e nazionale, deve abbandonare logiche clientelari e restituire alla sanità il suo ruolo: garantire a tutti i cittadini il diritto alla cura e alla dignità. Non si può più tollerare un sistema in cui l’inefficienza costa vite umane e peggiora la qualità della vita di un’intera regione.