L’omicidio del brigadiere Antonino Marino: coraggio, dolore e una giustizia tardiva
Tradito nella notte della festa: la storia di un servitore dello Stato ucciso dalla ‘ndrangheta tra fuochi d’artificio e silenzio

Antonino Marino, brigadiere dei Carabinieri originario di San Lorenzo, era noto per il suo impegno nel contrasto a sequestri e traffici illeciti nella Locride. Comandante della stazione di Platì, contribuì alla liberazione di ostaggi e infastidì profondamente le strutture criminali locali, agendo con determinazione e senso del dovere.
La tragedia in un clima di festa
La notte tra l’8 e il 9 settembre del 1990, nel corso dei festeggiamenti per l’Immacolata a Bovalino Superiore, Marino fu avvicinato da un sicario che sparò una decina di colpi, colpendolo in modo fatale mentre si trovava in piazza con la moglie incinta e il figlioletto in braccio. Anche loro rimasero feriti: la moglie riportò fratture, mentre il bambino fu sfiorato da una pallottola al ginocchio. Nonostante un intervento medico durato ore, Antonino non sopravvisse.
Il silenzio dei mandanti e la lunga attesa della verità
Per molti anni il suo omicidio rimase avvolto nel mistero, senza autori accertati. Solo alcuni anni dopo, grazie alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, si scoprì il nome dei mandanti: esponenti di note cosche trafficate nella Locride. Nel 2014, dopo un lungo iter giudiziario, furono condannati all’ergastolo due esponenti mafiosi ritenuti responsabili dell’omicidio, a testimonianza della resilienza della comunità nella ricerca della verità.
L’eredità di un eroe dimenticato, ma mai rimosso
Il sacrificio di Antonino Marino è tuttora vivo nella memoria civile della Calabria. Ogni anno viene ricordato con cerimonie solenni a Bovalino, dove sono intitolate piazza e caserma dei Carabinieri alla sua memoria. La sua storia è un monito alla resistenza contro la sopraffazione mafiosa e un esempio eterno di dedizione e servizio allo Stato.