Procura di Crotone
Procura di Crotone

Per mesi, una donna di Crotone e sua figlia minorenne hanno vissuto in uno stato di costante paura, vessate e controllate da un uomo che avrebbe dovuto rappresentare una figura di protezione e affetto, ovvero, il marito e padre. L’uomo, 51 anni, ha messo in atto una lunga serie di comportamenti persecutori che comprendevano pedinamenti, appostamenti nei pressi dell’abitazione e nei luoghi frequentati dalla moglie, oltre a pesanti minacce di morte. Ogni gesto quotidiano era diventato per la donna un campo minato, ogni passo fuori casa un potenziale pericolo. La situazione è degenerata fino a costringerla, in un momento di coraggio e disperazione, a recarsi alla Questura di Crotone per denunciare il suo persecutore.

Il gesto della donna ha rappresentato un punto di svolta. La sua denuncia ha permesso l’attivazione immediata del "Codice Rosso", il protocollo previsto per i casi più gravi di violenza domestica e di genere. Le forze dell’ordine hanno agito con tempestività, avviando un’indagine dettagliata e mirata. Il racconto della vittima, lucido e puntuale, è stato suffragato da riscontri investigativi che hanno dipinto un quadro inquietante di soprusi sistematici e intimidazioni continue. Una spirale di violenza psicologica e fisica che, secondo quanto emerso, durava da tempo e si era intensificata nel corso degli ultimi mesi.

L’intervento della giustizia, divieto di avvicinamento e braccialetto elettronico

A seguito delle indagini, coordinate dalla Procura di Crotone sotto la direzione del Procuratore Domenico Guarascio, il Gip ha emesso una misura cautelare nei confronti dell’uomo. In particolare, è stato disposto il divieto assoluto di avvicinamento alla moglie e alla figlia, accompagnato dall’applicazione del braccialetto elettronico, uno strumento sempre più utilizzato nei casi di atti persecutori per garantire una protezione concreta e costante alle vittime. L’obiettivo è quello di impedire ulteriori contatti e fornire un monitoraggio attivo degli spostamenti del soggetto, limitando così i margini di rischio per chi ha già subito tanto.

La misura è stata eseguita dagli agenti della Squadra Mobile, nello specifico dalla sezione Reati contro la persona, che ha ricostruito con precisione il profilo persecutorio dell’uomo. Dalle indagini è emerso un comportamento reiterato, caratterizzato da una pressione costante sulla donna, fatta di telefonate moleste, messaggi intimidatori, e vere e proprie aggressioni verbali e fisiche. L’intento era di esercitare un controllo totale sulla vita dell’ex compagna, impedendole ogni forma di autonomia o serenità.

La forza di denunciare

Il coraggio dimostrato dalla donna nell'affrontare il proprio aguzzino e nel rivolgersi alla giustizia rappresenta un segnale importante in una realtà dove ancora troppe volte le vittime di violenza domestica restano in silenzio per paura, vergogna o senso di impotenza. Il suo gesto ha dato il via a un’azione concreta che ha portato alla tutela sua e di sua figlia, dimostrando che denunciare è il primo passo per uscire da una condizione di abuso.

Questo caso dimostra, ancora una volta, l’efficacia delle misure di emergenza come il "Codice Rosso", che permette un intervento tempestivo delle autorità in situazioni di pericolo imminente.