Gabriele poco dopo aver ricevuto le cure sanitarie.
Gabriele poco dopo aver ricevuto le cure sanitarie.

PALMI – Dettagli emergono dalle dichiarazioni rese agli inquirenti da una delle persone presenti il giorno del drammatico episodio. Gli elementi forniti alla polizia di Reggio Calabria aggiungono ulteriori tasselli alla ricostruzione di quanto accaduto.

Le dichiarazioni rese agli inquirenti

Secondo il verbale del 3 dicembre 2021, una delle collaboratrici dell’asilo ha ricostruito i momenti antecedenti e successivi al fatto. La testimone, identificata come X. Y., ha dichiarato che il 2 dicembre 2021 era giunta nella struttura intorno alle 11:40. Verso le 13:45/14:00, le colleghe del turno di mattina – identificate come A. B., C. D. e E. F. – avevano lasciato l’asilo, lasciandola in servizio insieme a un’altra collaboratrice, H. H., che aveva iniziato il turno alle 09:30.

La situazione è precipitata intorno alle 14:30/15:00, quando X. Y. si trovava all’ingresso dell’asilo per parlare con una conoscente, identificata come I. L.. Poco dopo che quest’ultima se ne era andata, la collaboratrice H. H. ha iniziato a gridare dalla stanza del nido, chiedendo aiuto.

Uno dei momenti dell’aggressione a Gabriele
Uno dei momenti dell’aggressione a Gabriele

"Quando sono arrivata – ha raccontato la testimone – H. H. teneva in braccio il piccolo Gabriele, che aveva il viso coperto di sangue e piangeva disperatamente. Accanto a loro c’era un altro bambino, identificato come M. N., che guardava immobile la scena". Secondo la ricostruzione, H. H., agitata, avrebbe indicato X. X. come responsabile dell’aggressione. Nonostante il tentativo di chiedere spiegazioni al bambino, la situazione ha travolto emotivamente la testimone, che ha dichiarato di essersi messa a piangere mentre chiamava suo marito, identificato come O. P., chiedendogli di raggiungerla immediatamente.

Le domande sulle responsabilità

La testimone ha riferito agli inquirenti di non essere in grado di stabilire se G. H. avesse lasciato i bambini soli nella stanza del nido e per quanto tempo. Ha confermato, però, che al momento del fatto nella struttura erano presenti circa 20 bambini, di cui 10 nel nido e gli altri nella stanza dedicata ai bambini di cinque anni. Nella stessa stanza, si trovava anche un’amica della testimone, identificata come Q. R., che era andata a portarle un caffè e a prendere un libro. Q. R. avrebbe chiesto successivamente cosa fosse accaduto, non avendo sentito le urla. La testimone avrebbe spiegato che un bambino aveva morso il piccolo Gabriele.

Un primo approfondimento sulle testimonianze

Le dichiarazioni della testimone X. Y. sollevano interrogativi importanti sulla dinamica dei fatti e sulla gestione dei bambini all’interno della struttura. Le indagini in corso puntano a chiarire se ci siano state negligenze o mancanze che abbiano contribuito a consentire un episodio così grave. Questo primo approfondimento rappresenta solo una parte della ricostruzione che gli inquirenti hanno portando avanti. Al centro delle indagini c’è stata la necessità di fare piena luce sulle condizioni in cui si trovavano i bambini quel giorno e sulle responsabilità del personale presente, non per ultimo la “mancanza prove video” che è stata confermata alla polizia di Reggio Calabria dal diretto interessato così leggiamo su i verbali. Il caso del piccolo Gabriele continua a scuotere la comunità di Palmi, che attende risposte concrete e giustizia per quanto accaduto. 

Interrogativi sulla gestione della struttura

Le dichiarazioni mettono in evidenza gravi carenze nella supervisione dei bambini. La testimone ha sottolineato che nella struttura vi erano due stanze principali: una dedicata al nido e una per i bambini di cinque anni. Sebbene ci fossero altri adulti presenti nella struttura, tra cui un’amica della testimone giunta per motivi personali, nessuno sembra essere intervenuto prontamente durante l’aggressione, sollevando dubbi sulla presenza e sull’efficacia del personale al momento dei fatti. Queste omissioni e la gestione confusa delle responsabilità puntano il dito contro una struttura che avrebbe dovuto garantire la sicurezza e la protezione dei bambini, ma che sembra aver fallito nel suo compito fondamentale.

Una giustizia che delude: la comunità di Palmi in attesa di risposte

Nonostante l’orrore dell’episodio, la lentezza del sistema giudiziario e la mancata chiarezza sulle responsabilità hanno aggiunto ulteriore dolore alla famiglia di Gabriele. La mamma del piccolo, disperata, continua a chiedere giustizia per suo figlio, ma la percezione è che il caso non abbia ricevuto l’attenzione e la serietà che merita. Ed infatti tanti messaggi arrivati in redazione per sapere, per capire, molti increduli dell’accaduto. Partendo da Palmi tutta la Calabria si sta interessando del caso. È inaccettabile che un episodio così grave rimanga irrisolto per così tanto tempo, alimentando un senso di impotenza non solo nella famiglia di Gabriele, ma anche nella comunità intera. Come è possibile che un caso così drammatico, con prove e testimonianze evidenti, non abbia ancora portato a risposte concrete? Come è possibile che la vita e il benessere di un bambino vengano trattati con una tale superficialità?

Un sistema che deve cambiare

Il caso di Gabriele non è solo una vicenda personale, ma un simbolo delle falle di un sistema che dovrebbe proteggere i più vulnerabili e garantire giustizia in tempi ragionevoli. La comunità di Palmi, profondamente scossa, attende risposte, ma soprattutto pretende che venga fatta piena luce su quanto accaduto e che le responsabilità vengano accertate. Non si può tollerare che vicende come questa si trasformino in un racconto di silenzi e omissioni. Il dolore della famiglia di Gabriele merita rispetto, e il caso deve diventare un punto di partenza per una riflessione più ampia su come migliorare i meccanismi di tutela per i bambini e sulla necessità di un sistema giudiziario più rapido ed efficace.