Il Tribunale di Perugia
Il Tribunale di Perugia

L’Umbria è stata posta sotto la lente per infiltrazioni ben radicate della ‘ndrangheta. Le operazioni giudiziarie e amministrative realizzate finora hanno mostrato l’esistenza di una rete mafiosa capace di agganciarsi all’economia legale e gli appalti. Ma prevenirne la crescita richiede uno scatto istituzionale: normativo, investigativo e culturale.

Una sentenza storica conferma le infiltrazioni

Nel dicembre 2024 si è concluso il processo “Quarto passo”, che ha portato a circa 30 condanne e 277 anni di carcere complessivi. La sentenza, emessa dal Tribunale di Perugia, ha riconosciuto l’esistenza di un’organizzazione di tipo mafioso – riconducibile alla cosca Farao-Marincola di Cirò – operante con metodi intimidatori e controllo economico sul territorio umbro. Le accuse comprendevano estorsione, usura, incendi dolosi, truffe e traffico di droga, con l’aggravante mafiosa che ha impedito la prescrizione e permesso di fissare pene severe.

Economia e appalti sotto pressione

Secondo un recente dossier della Direzione Antimafia, l’economia umbra – e in particolare il settore degli appalti pubblici, dai fondi post-sisma al Pnrr – ha mostrato chiari segnali di infiltrazione, non solo delle ‘ndrine, ma anche di gruppi camorristici campani. Gli allarmi riguardano imprese locali coinvolte in opere pubbliche, servizi e progetti strategici, potenziali canali utili alla penetrazione mafiosa nel tessuto legale dell’economia regionale.

Notifiche interdittive e agguerrita prevenzione

Il Prefetto di Perugia ha emesso diversi provvedimenti interdittivi a carico di imprese sospettate di legami con clan umbro-calabresi, come evidenziato a inizio 2023. Le forze dell’ordine, in particolare il Ros e la Dia, hanno condotto operazioni – come Infectio, Core Business e Tempio – che hanno portato a 27-61 arresti, al sequestro di beni per decine di milioni e allo smascheramento di gruppi attivi a Ponte San Giovanni e Terni.

Da Cirò a Perugia: una rete transregionale

Il “Locale di Cirò” ha esteso ramificazioni in Umbria – a Perugia, Ponte San Giovanni e Spoleto – alimentando rapporti con altri gruppi come le ‘ndrine Trapasso, Mannolo, Zoffreo per traffico di droga, estorsione e infiltrazione economica. Operazioni quali Infectio (2019) hanno dimostrato come queste cosche siano capaci di impiantarsi nel tessuto economico, tra imprese edili e servizi, anche sino ad agire su elezioni locali.

Verso un’Umbria più resiliente

Il 2025 è stato definito “anno di grazia” per le antimafia umbre: grazie a sentenze storiche e misure preventive, la regione sta reagendo con strumenti legislativi antiscioglimento e una maggiore pressione investigativa. Serve però consolidare misure di prevenzione negli appalti pubblici, colpire i patrimoni illeciti espropriati e mantenere una vigilanza costante, soprattutto sui fondi pubblici.