Un’ora di attesa per una radiografia al pronto soccorso di Cosenza
Lettera di un paziente: «Personale presente ma assente nel senso del dovere. Servono più controlli»
Gentile Direttore,
scrivo per raccontare un episodio che mi è capitato e che, purtroppo, mi ha lasciato amareggiato. Spesso si sente parlare di malasanità o di episodi poco piacevoli accaduti all’Azienda ospedaliera di Cosenza. Questa volta è toccato a me.
La mattina del 26 novembre 2025 mi sono recato al Pronto soccorso dell’ospedale di Cosenza dopo un incidente stradale. Stavo male, avevo dolori diffusi, ma fortunatamente l’attesa iniziale al triage non è stata lunga. Mi è stato prescritto un esame radiografico da effettuare in neuroradiologia.
L’attesa inspiegabile in sala
Mi sono recato nel reparto indicato, ho consegnato la scheda in segreteria e mi è stato chiesto di attendere in sala d’attesa. Insieme a me c’erano solo due persone che dovevano fare delle Tac prenotate. Una volta terminati i loro esami, sono rimasto da solo nella stanza.
Dopo un’ora di attesa senza che nessuno mi chiamasse, mi sono alzato per chiedere spiegazioni. La segretaria, alla quale ho fatto notare il ritardo, si è rivolta a una collega e ho sentito dire che in reparto erano presenti tre tecnici e due infermieri. Mi è sembrato quindi strano che, pur essendo solo, nessuno fosse disponibile a chiamarmi.
Il senso del dovere e l’umanità mancata
Capisco che non si trattasse di un’urgenza gravissima, capisco anche che possa esserci stato un momento di pausa o di lavoro interno, ma aspettare un’ora senza motivo apparente mi è sembrato eccessivo. Il senso del dovere dovrebbe venire prima di tutto, soprattutto in un luogo come un ospedale, dove le persone arrivano già provate da dolore e paura.
Dopo il mio richiamo, sono arrivate due operatrici che, a dire il vero, si sono presentate con un atteggiamento freddo e infastidito, come se il mio sollecito avesse disturbato più loro che me. Ho concluso l’esame e sono tornato al pronto soccorso, ma con l’amaro in bocca.
La richiesta ai vertici dell’ospedale
Mi rivolgo, tramite il suo giornale, al primario del reparto e alla direzione sanitaria: credo che servano più controlli e verifiche. Non è accettabile che il personale, pur essendo presente, si comporti come se lavorasse altrove. Un ospedale non è un set cinematografico, ma un luogo dove la professionalità e l’umanità dovrebbero essere la regola, non l’eccezione.
Perché giustificazioni e parole contano poco: bastano i fatti e la volontà di controllare per capire davvero come stanno le cose.
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Qui la risposta del personale sanitario